A volte succede anche questo: che quella che si pensava essere una mummia egizia incinta e con un tumore in realtà non era né incinta, né tanto meno aveva un tumore. La mummia in questione, nota come la Signora misteriosa, fu imbalsamata con una tecnica che imitava queste diagnosi. Il perché non è dato saperlo.
Quella mummia egizia non era né incinta, né aveva un tumore

Da quattro anni i ricercatori stavano discutendo in merito alla suddetta mummia. Risalente al I secolo a.C., gli archeologi la ritrovarono nella città di Luxor, l’antica Tebe. Nel 1826 la mummia arrivò nell’Università di Varsavia, in Polonia. Solo che per più di un secolo fu parcheggiata lì, senza essere studiata in maniera approfondita.
Questo almeno fino al 2021, quando gli esperti del Warsaw Mummy Project prima ipotizzarono che la mummia appartenesse a un sacerdote maschio, basandosi sul tipo di sarcofago. Poi esaminandola meglio, pensarono che si trattasse dei resti di una donna sui 20 anni, incinta di 6,5-7,5 mesi. Nel primo studio pubblicato sulla mummia, i ricercatori avevano spiegato di aver usato i raggi X e la TC per identificare diversi organi nel suo addome. Tuttavia già allora c’era qualcosa che non quadrava. Dalle immagini, infatti, non si riuscivano a identificare chiaramente le ossa fetali.
I ricercatori avevano spiegato che questo era dovuto al fatto che l’utero della madre fosse privo di ossigeno, acidificando l’ambiente e causando una sorta di “salamoia”. Inoltre il team aveva riferito anche di aver trovato prove di una neoplasia nasofaringea potenzialmente fatale. Solo che non tutti i ricercatori erano concordi con questa versione. Già nel 2002, la radiologa ed esperta di mummie Sahar Saleem, aveva riferito a Live Science che non c’erano prove della presenza di un feto: non si evidenziavano strutture anatomiche compatibili. Anzi, per lei quelle strutture viste in addome erano sacchetti per l’imbalsamazione.
Così adesso, per cercare di dirimere la questione e far dormire sonni tranquilli agli accademici, ecco che un team variegato di ricercatori, guidati dall’archeologa Kamila Braulinska dell’Università di Varsavia, hanno rimesso mano alla mummia. I risultati integrali del loro lavoro li potete trovare sulla rivista Archaelogical and Anthropological Sciences.

Grazie alle loro competenze diversificate, ecco che hanno rianalizzato le immagini della TC della mummia del 2015. Tutti hanno concordato sul fatto che non vi fosse alcun feto e che, il materiale scambiato per tale, in realtà faceva parte del processo di imbalsamazione.
Inoltre hanno anche bocciato la teoria della “salamoia”, quella che, secondo il primo team, aveva impedito di vedere le ossa. Il fatto è che gli acidi presenti nel corpo umano non sono tali da permettere di sciogliere le ossa. E questo soprattutto dopo che il corpo è stato imbalsamato.

Come se non bastasse, nessuno degli esperti è riuscito a identificare prove del tumore. L’ipotesi è che il danno al cranio sia frutto del processo di imbalsamazione. Mistero risolto dunque, il caso della mummia incinta può essere finalmente archiviato.