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La Mummia di Manchester: chi ha paura di essere sepolto vivo?

Nella foto potete vedere la Manchester University, la sede definitiva della famosa Mummia di Manchester. Avete paura di essere sepolti vivi? No problem, fate come Hannah Beswick: fatevi mummificare.

Hannah Beswick, la Mummia di Manchester

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Crediti foto: @citysuitesimages, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

La Mummia di Manchester, nota anche come Mummia di Birchin, è il nome dato al corpo mummificato di Hannah Beswick. Nata a Hollinwood nel 1688 e mora a Manchester nel febbraio 1758, questa ricca signora inglese aveva una paura folle di essere sepolta viva. In realtà in quel periodo storico in parecchi temevano le sepolture premature (ed Edgar Allan Poe all’epoca non era neanche ancora nato!).

Ok, ammettiamo di essere un po’ confusi a questo punto. La signora Beswick sarà anche stata un tantino eccentrica, chiedendo di non essere sepolta per fare in modo che il suo corpo potesse essere controllato ogni tanto per escludere segni di vita, ma come pensava potessero esserci segni di vita dopo l’imbalsamazione? Leggendo il Libro dei Morti e risvegliando la mummia di Imothep… Ops, no, quella è la trama del film La Mummia, pardon.

A dire il vero il tutto si spiega quando, leggendo la sua storia, si capisce che non fu esattamente lei a chiedere di essere imbalsamata.

Comunque sia, il corpo mummificato di Hannah Beswick fu donato in eredità al Museo della Manchester Natural History Society, che lo mise in mostra, facendogli guadagnare il suo appellativo di Mummia di Manchester. Tutta la collezione del museo, poi, andò alla Manchester University. Qui il vescovo di Manchester concesse la sepoltura della Beswick il 22 luglio 1868. La donna è ora sepolta in una tomba anonima.

Ma chi era Hannah Beswick? E a chi venne in mente che farsi imbalsamare fosse un ottimo sistema per ovviare alla paura di essere sepolti vivi? Nata nel 1688, era una ricca ereditiera. La sua fobia era iniziata anni prima. Durante la sepoltura di uno dei suoi fratelli, questi diede qualche segno di vita mentre il coperchio della bara stava per chiudersi. Testimoni affermarono di aver visto un fremito nelle palpebre del ragazzo.

Così il medico di famiglia, Charles White, esaminò il corpo e, sorpresa, il ragazzo era ancora vivo. Ci mise qualche giorno a risvegliarsi del tutto, ma poi visse per parecchi anni. Il che spiega perché la Beswick avesse questa ossessione per le sepolture premature.

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Crediti foto: Public domain

Giunto il momento della sua morte, ecco che le cose si fanno un tantino confuse. Morta nel 1758, qualcuno sostiene che la donna avesse lasciato un cospicuo patrimonio proprio a White, uno dei fondatori fra l’altro del Manchester Royal Infirmary. Ma l’uomo avrebbe potuto intascare l’eredità solo se avesse tenuto il corpo della donna fuori dalla terra, controllandolo periodicamente in modo da essere sicuri che non ci fossero segni di vita.

Tuttavia il testamento della Beswick, datato 25 luglio 1757, indica che White doveva ricevere una cifra molto inferiore rispetto a quella ipotizzata. In aggiunta, il medico aveva ricevuto 400 sterline per le spese funerarie. L’uomo avrebbe dovuto provvedere alle esequie, trattenendo per sé eventuali soldi avanzati dal funerale. Così alcuni ipotizzarono che non fu la Beswick, bensì White a decidere di imbalsamarla, in modo da intascarsi l’intera cifra.

Ma non finisce qui. C’è chi sostiene che White si fosse indebitato con la Beswcick, debito da rimborsare dopo il funerale e che venne evitato con l’imbalsamazione.

Quello che è certo è che la Beswick non chiese espressamente di essere imbalsamata. Questa fu una pensata di White, il quale decise che fosse una brillante idea quella di aggiungere una mummia alla sua collezione di reperti (fra cui figuravano lo scheletro di Thomas Higgins, un ladro di pecore e bandito a tempo perso, impiccato a seguito di un furto con scasso).

Non si sa con certezza quale metodo abbia usato White per imbalsamare la Beswick, ma si ipotizza che abbia sfruttato quello ideato da un suo vecchio insegnante, William Hunter. In pratica si trattava di iniettare nelle vene e nelle arterie un mix di trementina e vermiglione. Poi si procedeva all’asportazione degli organi interni, sia da torace che da addome, in modo da pulirli con acqua e ridurne il volume, cercando di eliminare quanto più sangue possibile.

Il corpo veniva poi lavato con alcol, ripetere la somministrazione di trementina e vermiglione e riempire le cavità corporee con un mix di canfora, nitrato di potassio e resina. Infine, tutte le aperture corporee erano riempite con canfora. Dopo un ultimo lavaggio, il corpo era messo in una scatola piena di gesso e ricoperto di catrame.

Inizialmente ad ospitare il corpo ci pensò un parente della Beswick (immaginiamo il suo entusiasmo), ma ben presto lo trasferirono nella casa di White. Questi lo conservò nella cassa di un orologio. Alla morte di Whiter, il corpo andò in eredità al dottor Ollier. E alla morte di costui, ecco che la mummia arrivato alla Società del Museo di Storia Naturale di Manchester.

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Crediti foto: @Wikimedia Commons

Qui lo misero in mostra proprio nella sala di ingresso, vicino a una mummia peruviana e una egiziana, con i parenti della Benswick che potevano accedervi ogni volta che volevano per far visita al suo corpo.

Nel 1867 il corpo arrivò alla Manchester University e si decise che forse, a quel punto, era effettivamente morta e che non ci sarebbero stati eventuali segni di vita. Solo che per seppellirla era necessario il certificato di morte di un medico legale. Ma la Benswick era morta quasi 100 anni prima, dunque fu necessario chiedere al segretario di Stato che diede il via libera alla sepoltura, con anche il benestare del vescovo di Manchester.

Attualmente la donna è sepolta in una tomba senza nome nel cimitero Harpurhey. Comunque sia, una letturina del Libro dei Morti vicino alla tomba, per sicurezza, la farei. Amun-Ra, Amun-Dei… Chissà che oltre a Imothep non si risvegli anche Hannah Beswick?