Fra le varie atrocità del secondo conflitto mondiale ve ne è una, in particolare, a passare quasi sempre in sordina: il naufragio del Piroscafo Oria. Si tratta di uno dei maggiori incidenti marittimi del Mar Egeo, che vide la morte di oltre 4.200 soldati italiani, e non solo. Ma partiamo dalle origini e vediamo quando e dove nacque il piroscafo.
Inaugurato ad Oslo, in Norvegia, nel 1920, con il nome di “Norda 4“, passò in mano tedesca durante la conquista della nazione da parte teutonica. Requisita dalle autorità di Vichy, la Germania ne riprese possesso nel ’42, dopo aver esteso il proprio dominio anche alla Francia. Iniziava in maniera tormentata la storia dell’imbarcazione, prefigurazione del suo nefasto destino.
Con il proseguo della guerra, le truppe tedesche, guidate dal generale Wegener, si attestarono nel Dodecaneso e denunciarono preoccupate la grande presenza di prigionieri italiani che dopo l’armistizio erano a tutti gli effetti “nemici del Reich“. I prigionieri vennero così mossi verso i campi di prigionia tedeschi, per alleggerire la pressione in Grecia.
A questo fine serviva anche il Piroscafo Oria, ma qualcosa andò storto. Nelle cristalline acque del Mar Egeo, c’era qualcosa che non si addiceva alla navigazione: il fondale roccioso e basso. Lo scontro con lo scafo fu violentissimo. E proprio nello scafo si trovavano i prigionieri italiani, con carichi di olio e altri beni per le motociclette. Inutile dire che si trasformò in una trappola mortale.
Il destino però decise di essere ancora più beffardo in quell’occasione. Il mare era infatti in tempesta e ciò non consentì soccorsi seri fino al giorno seguente. I 37 italiani, 6 tedeschi e 5 membri norvegesi dell’equipaggio che si salvarono, furono quelli che si trovavano fortunatamente nella parte della nave rimasta al di sopra delle acque. Gli altri uomini, oltre 4.000, morirono quel giorno, o poco dopo.
Solo col tempo, e col lavoro dei familiari delle vittime e qualche sub locale, la memoria dei morti tornò a galla. Dopo il trauma della resa e del cambio di status per i soldati italiani, questa tragedia fu l’ennesima beffa. Evitare che cada nell’oblio è compito nostro, a ricordo imperituro di oltre 4.000 uomini che morirono rifiutando di passare dal lato tedesco.