Quella del Ponte del Diavolo di Cividale è l’ennesima storia in cui la realtà finisce nel calderone della fantasia, ed i pensieri si mescolano in una pozione eterogenea e affascinante. Si tratta di una storia antica scritta su una pagina ormai sbiadita e con protagonisti molto semplici e già visti: una città, un fiume, un borgomastro e il Diavolo in persona.
Cosa può accomunare tutti questi elementi? Beh, qualcosa che faccia da punto di giunzione serve. Ed era infatti proprio un ponte a servire alla cittadina di Cividale. Le due sponde del fiume Natisone erano infatti scollegate e sprovviste di un attraverso di cui necessitavano i cittadini per praticità e per migliorare di molto la mobilità interna.
Nessun architetto pareva però riuscire in quella che ben presto divenne un’impresa. Tutti i ponti crollavano ed il Natisone sembrava condannato a non aver alcun collegamento. La storia procede uguale a se stessa fino ad un determinato punto: un giorno non precisato, un capomastro di cui la storia non ricorda più il nome, decise di dare a Cividale ciò che necessitava.
Il compito arduo richiese però un aiuto particolare, di cui spesso si sente parlare in vicende di epoca medievale e moderna. Il Diavolo tentò infatti il costruttore: per fare qualcosa in cui nessuno riusciva, doveva dare qualcosa che nessuno aveva, fino a quel momento, dato. Belzebù voleva l’anima del benefattore, o di chi per primo attraversasse il ponte.
Il patto fu siglato. La ricompensa fu lauta: il ponte sorse in una notte sola, tanto produttiva quanto inquietante. Secondo la leggenda urla e risate diaboliche animarono quella notte di costruzione. Ma il giorno dopo tutti accorsero a vedere il frutto del lavoro del borgomastro e del suo inusuale aiutante. Nessuno credeva ai propri occhi. Finalmente c’era un ponte, ma sull’altra sponda c’era anche qualcos’altro. Il Diavolo con un sacco era pronto a raccogliere la sua ricompensa: l’anima di chi per primo saliva sulla sua opera.
Nel frattempo gli uomini di chiesa uscirono in processione e benedissero l’opera architettonica. Il primo ad attraversarla fu un gatto, che finì nel sacco di Belzebù, che andò su tutte le furie. Tuttavia l’acqua Santa aveva già benedetto il ponte e a nulla valsero le minacce di distruzione che il Diavolo fece prima di tornarsene negli inferi. Vera o meno, si tratta senza dubbio di una simpatica e fantasiosa storiella, e il ponte a quanto pare ancora è integro. Se avete coraggio e volete attraversarlo non vi resta che recarvi a Cividale.