Questa è una di quelle storielle che potete tranquillamente rivendervi in occasione di pranzi o cene di famiglia. Farete colpo, ve lo assicuro. La leggenda del Gallo Nero, simbolo contraddistinto del consorzio che raggruppa i produttori del vino Chianti Classico, è radicata nel tempo e sembra risalire al tardo Trecento.
All’epoca Firenze e Siena – chi se non loro – se le davano di santa ragione per estendere quanto più possibile la loro autorità sul territorio toscano. La disputa coinvolse il Chianti, la ricca regione vinicola a metà strada fra i succitati comuni. Il caso volle che entrambe le città, stanche di guerreggiarsi, si accordarono per una sorta di arbitrato sul delineamento dei rispettivi confini.
Due cavalieri, uno per Firenze, l’altro per Siena, sarebbero dovuti partire in un giorno prestabilito, compiendo il tragitto che da una città portava all’altra. Laddove i cavalieri si fossero incontrati, sarebbe stato definito il confine. Il tutto a una condizione: i contendenti sarebbero partiti all’alba, al cantare di un gallo. Senesi e fiorentini ragionarono in modo totalmente opposto:
- A Siena si scelse un gallo bianco, subito rimpinzato di cibo con la convinzione che all’alba, pieno di energie avrebbe cantato prima dell’omologo fiorentino.
- A Firenze si optò per un gallo nero, che invece fu messo a digiuno.
Il giorno della gara, ancor prima del sorgere del sole, il gallo nero di Firenze iniziò a cantare perché preso dai morsi della fame. Quello senese invece si svegliò con notevole ritardo, poiché sazio dopo l’abbuffata dei giorni precedenti. Ne conseguì una repentina partenza del cavaliere fiorentino, che galoppò con ampio anticipo rispetto alla controparte senese. La disputa si risolse con l’incontro dei due rappresentanti a soli 12 km dalle mura di Siena, nei pressi di Fonterutoli, con la città gigliata che poté annettersi quasi tutto il territorio del Chianti.
La leggenda cerca di spiegare, su base aneddotica e fantasiosa, il perché del controllo fiorentino di buona parte della regione del Chianti. La realtà storica è un’altra, come si può bene immaginare. Nel 1384 sotto l’egida di Firenze si formò una coalizione anti-senese che prese il nome di Lega del Chianti. Le città comprese nella lega rispondevano al nome di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti e Radda in Chianti.
La lega scelse come emblema la raffigurazione di un gallo nero: perché? La risposta è semplicissima: all’epoca scorrazzava per le campagne del Chianti il cosiddetto gallo nero chiantigiano, razza autoctona oramai estinta.
Invece se si vuole risalire al primo documento storico che attesta la denominazione “vini del Chianti“ bisogna concentrarsi sulla prima metà del XVIII secolo, precisamente al 1716. In quell’anno il longevo Cosimo III de’ Medici, penultimo Granduca di Toscana (1670-1723), emise un bando per il quale i vini prodotti a Castellina, Gaiole e Radda potevano fregiarsi dell’etichetta. Queste le parole esatte del bando: “…per il Chianti è restato determinato e sia. Dallo Spedaluzzo fino a Greve; di lì a Panzano, con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gajole e Castellina, arrivando fino al confine dello Stato di Siena…”.