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La gente fuggiva dal Vesuvio ben prima dell’eruzione che distrusse Pompei

Recentemente gli archeologi hanno scoperto le impronte di persone e animali che fuggivano dall’eruzione del Vesuvio, vicino a Pompei. Niente di strano direte voi: sappiamo che gli abitanti fuggirono in massa durante l’eruzione. La particolarità, però, è che tali orme risalgono ad almeno 4mila anni prima l’eruzione del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano.

Non una eruzione, ma tante eruzioni del Vesuvio

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Crediti foto: @Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino

Le impronte in questione si trovano vicino a Pompei. Ma a differenza di quanto state pensando, non si riferiscono alla fuga disperata degli abitanti durante l’eruzione del 79 d.C., bensì ad un’altra eruzione avvenuta circa 4mila anni prima. Il che vuol dire che gli abitanti della zona di Napoli hanno affrontato le ire del Vesuvio per millenni.

Le nuove impronte, insieme a diversi reperti archeologici, sono state scoperte durante la costruzione di un oleodotto, in una zona a sud-est di Pompei. Ora, non chiedete a noi perché stiano costruendo un oleodotto così vicini al Vesuvio: onestamente non ci sembra una buona idea visti gli ultimi borbottii del Vesuvio e dei Campi Flegrei.

Comunque sia, queste impronte risalgono all’antica età del Bronzo, che in Italia andò dal 2300 al 1700 a.C. L’area di ritrovamento è una zona agricola di Casarzano, vicino a Nocera Inferiore, 13 chilometri a est di Pompei.

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Le impronte sono conservate nel materiale espulso dal vulcano. Secondo una precedente datazione al radiocarbonio eseguita su alcuni sedimenti lacustri, sappiamo che il Vesuvio eruttò nel 1995 a.C. Nota come eruzione della pomice di Avellino, fu più grande ed esplosiva rispetto a quella del 79 d.C. Tanto che devastò tutta la comunità di agricoltori e pastori dell’età del Bronzo che viveva vicino al vulcano, seppellendo gli insediamenti sotto metri di cenere e pomice.

Le impronte trovate non sono le prime risalenti a quel periodo. Già nel 2001, a Nola – Croce del Papa, antica cittadina distrutta da questa eruzione, ecco che migliaia di persone fuggirono in massa all’inizio dell’eruzione. La maggior parte di queste persone probabilmente riuscì a sopravvivere, ma dovette trasferirsi altrove perché la terra circostante rimase inabitabile per secoli.

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Durante i recenti scavi dell’oledotto, gli archeologi hanno trovato prove che, effettivamente, la gente tornò nell’area di Casarzano nei secoli successivi. Tracce dei resti di un villaggio con capanne semicircolari sono state trovate, datate fra il 1200 e il 900 a.C.

Quindi la storia si ripete: la gente si stabilisce alle pendici del Vesuvio, il vulcano erutta, distrugge tutto, la gente fugge, poi ritorna, ricostruisce e tutto ricomincia da capo, fino alla prossima eruzione esplosiva. E anche questa non ci sembra un’ottima idea.