Storia Che Passione
La fisionomia dell'Antipapa, l'usurpatore di San Pietro

La fisionomia dell’Antipapa, l’usurpatore di San Pietro

Per chi studia storia non è complicato imbattersi in questa figura: l’antipapa. Il titolo (tutt’altro che onorifico) spesso è accompagnato a nominativi più o meno famosi, che sono stati eletti o hanno assunto manu militari la massima carica dell’universo cattolico romano. Sbaglieremmo a considerare l’antipapa un esclusivo retaggio del più remoto passato medievale. Esistono casi – magari non così popolari come gli omologhi dell’età di mezzo – a noi più vicini, se non proprio contemporanei. Senza correre troppo e prima di fare esempi concreti chiediamoci: cosa si intende con la parola “antipapa”?

La fisionomia dell'Antipapa, l'usurpatore di San Pietro

Secondo la Treccani: “L’antipapa è il competitore del vero e legittimo papa. Il capo di un partito che insorge contro il pontefice romano, ne usurpa il nome e l’autorità e fa nascere nella chiesa cattolica uno scisma”. Analizzando attentamente queste parole ne consegue che è in seno alla chiesa cattolica che nasce il dissidio e che sempre al suo interno questo conosce soluzione. Non è banale specificarlo, in quanto spesso si attribuisce la presa del potere e l’assoggettamento della Cattedra di San Pietro ad attori “esterni” all’ecclesia romana.

Ora perché una tale figura dovrebbe affermarsi in un tale sistema verticistico e gerarchico? È capitato nel corso della storia che eminenti personaggi della cristianità cattolica si ritrovassero in una posizione di netto contrasto ideologico con l’autorità legittima, per l’appunto il papa. Senza scendere a patti, in più di qualche occasione si è perciò verificato lo strappo. Non appare casuale il fatto che il codice di diritto canonico parli espressamente di “scisma” e di “autorità scismatiche“.

Antipapa Ippolito di Roma

Esempi ve ne sono a sacchi. Il primo antipapa storicamente riconosciuto fu Ippolito di Roma. Egli visse tra II e III secolo nella capitale dell’Impero romano. Quando l’allora papa Callisto I alleggerì la penitenza alla quale erano costretti gli eretici, una fazione della comunità cristiana protestò, elevando a vescovo di Roma Ippolito. Non si verificò chissà quale risvolto, visto che l’illustre uomo trascorrerà i suoi ultimi giorni nelle miniere sarde, ivi spedito dalle autorità romane ostili alla superstitio cristiana.

Sempre di quel periodo vi è un altro antipapa noto: Novaziano. Il presbitero e teologo romano fu pontefice (ma solo per una minoranza della comunità) dal 251 al 258. La sua esperienza in qualità di antipapa è da ricollegarsi alla questione dei “lapsi”, ovvero quei cristiani che, timorosi delle persecuzioni, sacrificavano in nome degli dèi pagani. Novaziano si dimostrò molto più intransigente del legittimo papa Cornelio e per questo fu espressione di una fazione minoritaria eppure rumorosa. Alla fine comunque Cornelio fu in grado di consolidare la sua posizione e scomunicò Novaziano per aver causato uno scisma all’interno della chiesa.

Antipapa Avignone

Una fu la principale caratteristica che contraddistinse gli antipapi dell’antichità con quelli del Medioevo. I primi si separavano e quindi disconoscevano il potere legittimo per cause teologiche; i secondi lo fecero quasi sempre per motivi politici.

Ogni secolo, fino al Trecento, ebbe la sua importante dose di antipapi, ognuno con le proprie prerogative e con convinzioni apparentemente inattaccabili. Eppure è alla fine del XIV secolo che si raggiunge l’apice della contraddizione scismatica. Con il soggiorno pontificale ad Avignone, il Grande Scisma d’Occidente (che approfondiamo in questo articolo) fece toccare al cattolicesimo romano vette paradossali mai raggiunte. Solo per dirne una: vi fu un esatto momento della storia in cui papi non furono due (entrambi a rivendicare la legittimità del proprio potere), bensì tre! Da Avignone, Roma e Pisa si rincorrevano reciproche accuse di falsità e calunnia, intaccando ancor di più una già traballante immagine dell’autorità spirituale.

Antipapa padri conciliari

Servirono due concili a porre fine allo Scisma d’Occidente, e comunque quelli non furono gli ultimi usurpatori di San Pietro. Questi sono tornati alla ribalta nel XX secolo. Coloro che sostengono in toto il conclavismo – pensiero teologico del cattolicesimo tradizionale che disconosce la validità del Concilio Vaticano II (1962-65) – sono del parere che ogni pontefice delineato a successione di Pio XII (o Giovanni XXIII, dipende a chi si chiede) sia da ritenere illegittimo. Dunque i conclavisti eleggono i loro papi, mentre quelli che salgono attualmente al soglio pontificio, manco a dirlo, sono antipapi.