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La discesa di Carlo VIII in Italia: quando l'Italia perdette la propria indipendenza, Carlo VIII

La discesa di Carlo VIII in Italia: quando la penisola perdette la propria indipendenza

Nella metà del XV secolo, i vari potentati italiani erano riusciti ad assestarsi su una politica dell’equilibrio, siglata dalla pace di Lodi del 1454. Questo accordo chiudeva la problematica successione al Ducato di Milano e passò alla storia per aver garantito all’Italia un quarantennio di pace (più sulla carta che nell’effettivo, si citino ad esempio le rivolte baronali e la guerra aragonese-angioina nel Regno di Napoli, la Guerra dei Pazzi, la Guerra di Ferrara, ecc…). La “stabilità” derivante dalla politica dell’equilibrio sortì un effetto benevolo in ambito culturale ed economico, consentendo la fioritura artistica e letteraria del Rinascimento. Lorenzo il Magnifico si fece presto garante degli accordi di Lodi, ma alla sua morte l’equilibrio di potenze si spezzò fatalmente. La discesa di Carlo VIII in Italia, avvenuta nel 1494, inaugurò il periodo infausto delle guerre d’Italia.

Molti in realtà si rallegrarono dell’arrivo del sovrano francese, tra cui Ludovico il Moro e la Repubblica veneziana. Per il primo era in gioco la successione del Ducato di Milano, che ancora una volta aveva innescato una crisi politica in Italia. Nell’ottica di Ludovico il Moro, Carlo VIII avrebbe danneggiato il regno di Ferrante d’Aragona, re di Napoli e intento sostenitore del suo rivale Gian Galeazzo Sforza. Venezia sperava invece che Carlo VIII entrasse in conflitto con l’aragonese, non già per ragioni di successione, ma per motivi commerciali. Con i suoi porti in Puglia, il regno di Napoli era infatti un diretto contendente della repubblica marinara. Com’era invece la situazione nella Firenze medicea?

Qui erano i nemici dei Medici a sostenere l’iniziativa francese, sperando in un rovesciamento del sistema politico. Insomma i vari Stati italiani avevano i loro motivi per accogliere la discesa di un sovrano straniero. Pensarono ingenuamente di poter sfruttare Carlo VIII e le sue milizie per i propri scopi personali. Egli tuttavia, non era disposto a mettersi al servizio di nessuno. La penisola italiana pagò caro questo errore di giudizio. È indubbio che la rivalità militare ed economica persistente tra i più importanti centri di potere, ritardò di secoli la creazione di uno Stato unitario. In un’epoca in cui in Europa si stava denotando la formazione dello Stato moderno, l’Italia rimaneva tragicamente frammentata. Oltretutto, le guerre d’Italia risultarono nella perdita della sua indipendenza. Cosa avvenne?

In 5 mesi Carlo VIII attraversò quasi tutta la penisola senza incontrare resistenza alcuna. Le ripercussioni della sua avanzata sconvolsero il già fragile clima politico. Egli conferì il Ducato di Milano a Ludovico il Moro, vincendo le pretese dinastiche aragonesi. A Firenze poi, i Medici vennero rovesciati e fu proclamata la Repubblica. Scendendo sempre più a sud, il re raggiunse finalmente Napoli dove si giovò del sostegno del ceto baronale, tradizionalmente filo-francese e ostile alla monarchia. Il sovrano venne quindi trionfalmente accolto come un liberatore e si impadronì di alcuni porti pugliesi. Insomma, le imprese francesi scossero le fondamenta politiche di tutta la penisola italiana.

La preoccupazione era tale, che le stesse forze che avevano favorito l’ascesa francese furono costrette a cambiare direzione. Lo Stato pontificio, Milano e Venezia decisero di coalizzarsi in una Lega antifrancese, ricevendo l’appoggio dall’imperatore Massimiliano e dalla Spagna. Di fronte a questa alleanza Carlo VIII risalì frettolosamente, per evitare di rimanere isolato nel Meridione. Lo scontro tra l’esercito della Lega e quello francese si consumò nel 1495 a Fornovo sul Taro, nell’odierna Emilia-Romagna. Questa battaglia non risultò nella sconfitta del re francese, che però dovette comunque battere in ritirata e ritornare in patria visto il repentino cambiamento delle circostanze.

Carlo VIII morì nel 1498, mentre meditava una seconda discesa in Italia. È vero che la sua impresa fu effimera, ma mise totalmente allo scoperto la crisi in cui versava la penisola. Nonostante la formazione della Lega, gli Stati italiani non erano più in grado di ritornare alla politica dell’equilibrio di 50 anni prima. Semmai quell’alleanza, dato il suo carattere internazionale, rappresenta l’avvio di un’ingerenza straniera sempre più stretta su suolo italico. La Francia, l’Impero e la Spagna hanno fiutato la debolezza della penisola e nei secoli successivi diventa il teatro dei loro conflitti e il bersaglio delle loro mire espansionistiche.