La vicenda turbolenta che porta all’indipendenza della Scozia inizia nel 1285. In questo anno, con la morte di Alessandro III, la linea di discendenza scozzese si estinse. Si aprì il problema della successione al trono, mai questione secondaria nel lungo corso della storia. Ciò risulta particolarmente evidente in un territorio in continua tensione con la vicina Inghilterra.
Infatti fu proprio l’Inghilterra ad intervenire, con il sovrano Edoardo I che appoggiò il candidato al trono John Balliol. Questi salì al trono con il nome di Giovanni I di Scozia, nel 1292. Al contrario di quello che sperava Edoardo, ovvero che il suo appoggio gli avrebbe procurato un alleato vicino alla sua terra, John fece l’esatto opposto.
Quando infatti l’Inghilterra chiese appoggio alla Scozia per una guerra contro la Francia, Giovanni di Scozia non solo rispose negativamente, ma appoggiò anche la fazione rivale. Il sovrano inglese decise così di invadere la scomoda vicina e Giovanni, insieme al figlio, fu prima imprigionato nella “Torre di sale“, poi mandato in esilio in Normandia.
Gli scozzesi non si arresero però alla nuova dominazione e William Wallace guidò le successive ribellioni. Al contempo entrò in gioco un nuovo protagonista, Robert Bruce, alleato inglese che cambiò schieramento improvvisamente sostenendo gli insorti. Gli inglesi catturarono e giustiziarono Wallace, ma Robert trionfò a Bannockburn, nel 1314 e divenne nuovo re di Scozia col nome di Roberto I.
Poco tempo dopo, 39 nobili scozzesi scrissero una lettera al papa per richiedere il riconoscimento del loro nuovo sovrano e della loro nazione, e chiaramente il suo appoggio. Era la famosa Dichiarazione di Arbroath. La risposta di papa Giovanni XXII fu differente. Scrisse infatti una lettera ad Edoardo II di Inghilterra invitandolo ad un armistizio con i vicini scozzesi. Tuttavia non accennò nessun riconoscimento o appoggio alla Scozia.
Pochi anni dopo venne riconosciuto a Roberto I il diritto di unzione da parte del papa e dunque una sorta di legittimità da parte di Roma. I nazionalisti scozzesi, ancora dopo 700 anni, pensano alla lettera come ad una “dichiarazione d’indipendenza”. In realtà, come dicono gli eventi, si trattò solo di una lettera scritta nel tentativo di legittimare un nuovo corso di sovrani.