Uno degli eserciti più forti, funzionali ed efficaci mai assemblati nell’antichità non poteva che reggersi sulla disciplina. Roma questo lo comprese fin da subito. Mantenere la disciplina alta, specialmente all’interno di un esercito perennemente impiegato e costantemente al fronte, poteva risultare quantomeno complicato. Così la gerarchia militare romana decise di punire l’ammutinamento – o qualsivoglia atto di codardia – con la decimatio. Oggi cercheremo di comprendere perché, con molta probabilità, la Decimazione romana fu la punizione militare più crudele ed estrema mai esistita.
Con il termine “decimatio” si indica un atto per il quale si “elimina uno ogni dieci”. Generalmente si puniva una coorte (composta da 480 soldati), suddividendola in 10 gruppi. Il tribuno (o chi per lui) estraeva a sorte uno dei dieci malcapitati per ogni gruppo. Egli sarebbe andato incontro alla massima pena: morte per bastonamento o lapidazione. Ad infliggere la punizione sarebbero stati i 9 compagni “fortunati”.
In seguito questi 9 soldati sarebbero stati espulsi temporaneamente dalla legione, costretti a mangiare un rancio d’orzo anziché frumento e dormire fuori dall’accampamento, esposti a qualunque pericolo immaginabile. Si trattava di un processo violento, logorante nel corpo e nell’anima. Il timore per la Decimazione romana era il grande repellente contro ogni forma d’insubordinazione. Ora, per quanto quella presentata fu una realtà concreta e non una versione romanzata di una punizione minore, è necessario addurre qualche puntualizzazione.
Il ragionamento è molto pratico. Per quanto corposo nel numero, l’esercito romano non poteva contare su risorse umane infinite. La decimatio comportava per forza di cose l’eliminazione del 10% del reparto preso di mira. Un costo carissimo anche a fronte del mantenimento di una disciplina ferrea. Ciò suggerisce come la decimazione non fosse una forma punitiva molto comune, ma come anzi risultasse rara, e perché no, simbolica.
Tito Livio, autore dell’opera Ad Urbe condita, indica il primo caso di decimazione, avvenuto nel 471 a.C. Il contesto è quello delle guerre contro i Volsci. Quattro secoli dopo Marco Licinio Crasso ricorre ancora alla pratica, volendo punire i legionari che non riuscirono a sconfiggere Spartaco e i suoi durante la Terza guerra servile (73-71 a.C.). Ancora Marco Antonio, nel 35 a.C., ci andò giù pesante con la decimatio a causa delle sconfitte subite per mano dei Parti.
Si registrarono poi dei provvedimenti simili anche in età imperiale. Svetonio ce ne rende conto nella sua opera Vita dei Cesari. Vi lasciamo con una chicca, che forse molti di voi già sapranno. Il Regio Esercito italiano rispolverò la Decimazione romana durante la Prima Guerra Mondiale e per ben otto volte (accertate) la mise in pratica; l’atto crudele colpì per primo il 141° Reggimento di Fanteria Catanzaro il 26 maggio del 1916.