Vi è mai capitato di fermarvi per un secondo a ragionare sulla condizione della donna durante gli anni d’oro dell’immenso impero mongolo? Forse no, ed ecco che entriamo in gioco noi. Chiariamo subito una cosa: per quanto il ruolo femminile nella società mongola tra il XII e il XIII secolo fosse abbastanza peculiare, senz’altro distinto da quello di molte altre società, anche e soprattutto occidentali, non vogliamo dire come le donne vivessero una condizione di totale libertà e indipendenza. Sarebbe ingiusto ammetterlo.
Da tali premesse però possiamo sviluppare un discorso interessante sulla condizione femminile durante l’impero di Gengis Khan. Partiamo col dire che nella società mongola di allora il parere di una donna (meglio se anziana) valeva molto, anzi, moltissimo. Un uomo che non era in grado di ascoltare il consiglio della propria moglie non godeva di una buona reputazione.
Inoltre ci si aspettava che le donne, in quanto membri attivi della società, tenessero “il passo” degli uomini. Ragion per cui la donna ideale mongola doveva essere laboriosa, forte, talvolta feroce (se il caso l’avesse richiesto). Un aspetto questo che si rifletteva nella situazione familiare: come può una donna forte e “feroce” essere allo stesso tempo compiacente e sottomessa? Semplice: non può e nella mentalità mongola non doveva esserlo.
Tra i ruoli che le donne svolgevano, ve ne erano alcuni i quali richiedevano un certo sforzo fisico. Per farvi solo qualche esempio, esse assumevano l’incarico di guidare i carri trasportanti le yurte (ve ne abbiamo parlato, sono le tipiche tende abitative delle popolazioni semi-nomadi, per l’appunto i mongoli). Questo perché l’uomo, guerriero e sempre pronto a servire il Khan, doveva cavalcare il cavallo e non condurre il carro.
Dopo la dipartita del marito, le mogli non dovevano risposarsi, ma assumevano il ruolo di capo–famiglia. Perché? Mettiamola così: era una manifestazione di lealtà verso l’uomo con il quale vigeva un legame matrimoniale. Invece dal punto di vista legislativo come siamo messi? Dopo le vaste conquiste e l’affermazione del suo impero, Gengis Khan sentì la necessità di formulare un corpus normativo, questo prese il nome di “Yasak“. Sebbene ad oggi non sia sopravvissuta neppure una copia del documento, attraverso degli studi approfonditi, possiamo attestare alcune decisioni prese da Temujin.
Lo Yasak prevedeva delle punizioni (da capire di che tipo) per chiunque avesse posto in una condizione di schiavitù le donne nelle terre conquistate. Anche il rapimento e la vendita delle mogli era mal visto, aspramente sanzionato se certificato. Ecco, tutto ciò per dire che i mongoli in realtà non erano proprio un popolo barbaro e culturalmente inferiore rispetto al tanto decantato Occidente. La condizione della donna lo dimostra.