Ci fu un periodo della storia in cui i Daci, questo popolo dall’origine ancora oggi incerta (forse traci, forse del ceppo daco-misio) di cui vi abbiamo già parlato in passato, rivaleggiarono con Roma in potenza e prestigio. Sì, poi arrivò Traiano e fece un po’ ciò che volle da quelle parti. Ma un secolo e mezzo prima di lui, a settentrione del basso corso del Danubio, si era formato uno Stato grande, forte e unito grazie a Re Burebista. A testimonianza di questa “età dell’oro dacica” troviamo la cinta fortificata di Sarmizegetusa.
Di questo anello, composto da fortificazioni e piccoli centri urbani, dotati di mercati, angoli culturali e luoghi di culto, oggi abbiamo una testimonianza vivida. Ben sei complessi difensivi di origine dacica sono pervenuti fino alla contemporaneità. Essi si stagliano sui monti Orăştie, formando una cintura che, nelle idee di Burebista, doveva fermare qualunque tentativo di invasione romana.
Il re della Dacia ebbe tutte le ragioni del mondo per pensarlo. Circolavano voci, durante la prima metà del I secolo a.C., le quali indicavano la ferma intenzione di Cesare di mettere piede in quel luogo, assicurandosi così un avamposto strategico sul corso danubiano. Costruiti secondo lo stile del murus dacicus – combinazione di tecniche architettoniche tanto greche quanto daciche – questi bastioni divennero pressoché invalicabili. Le mura seguivano un processo costruttivo semplice sulla carta. Venivano erette due linee murate e nell’intermezzo si compattava la ghiaia, così da rendere la cinta più stabile contro gli urti.
I romani, come sempre nella loro storia, appresero la tecnica e una volta soggiogata la Dacia, replicarono il murus dacicus in tutta l’area del Danubio; questa però è un’altra storia. La cinta fortificata di Sarmizegetusa, ovvero la capitale del popolo dacico, conobbe una prima destrutturazione a seguito della campagna di Traiano. Quando Decebalo si ribellò allo status di tributario del suo regno, ovvero prima del 106 d.C., i Daci ricostruirono l’anello difensivo.
Roma represse la ribellione, versò il sangue del re canaglia e distrusse la capitale Sarmizegetusa (costruendone una più a sud, la magnifica Ulpia Traiana Sarmizegetusa, i cui resti continuano ad incantarci). Un’azione che costò l’incolumità del rinnovato sistema difensivo. Tuttavia, nonostante la distruzione portata dai romani, qualcosa rimase, sopravvivendo al trascorrere dei secoli e dei millenni. Come anticipato, è grazie a questa fortuna che noi oggi possiamo ammirare le sei fortezze daciche. Nell’ordine esse sono: Sarmizegetusa Regia, Luncani – Piatra Roșie, Costești – Blidaru, Costești – Cetățuie, Căpâlna e Bănița.
È possibile visitarle tutte, con percorsi prestabiliti all’insegna della scoperta e della meraviglia. I siti sono protetti perché Patrimonio Mondiale UNESCU, ma ve lo diciamo anticipatamente, visitarli tutti in un solo giorno è impossibile. Alcuni sono distanti anche diversi chilometri tra loro, ma la fatica varrà assolutamente la pena.