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La caduta di Gerico è solo "propaganda" dell'Antico Testamento?

La caduta di Gerico è solo “propaganda” dell’Antico Testamento?

Tra le pagine dell’Antico Testamento si contano sulle dita di una mano le vittorie dalla portata simile a quella ottenuta dagli Israeliti sotto le invalicabili mura di Gerico. Quello fu il primo di tanti scontri tra gli uomini comandati da Giosuè, figlio di Nun, della tribù di Efraim, e i Cananei, malvisti occupanti della terra promessa. Il racconto biblico ha esaltato l’episodio, focalizzandosi in particolar modo sull’eterno trionfo della fede. Eppure nessuno è così sciocco da credere per filo e per segno alle parole veterotestamentarie. L’esegesi biblica può quindi porre di fronte a molteplici domande: cosa c’è di vero sulla prima grande conquista di Giosuè? Ci fu davvero una battaglia per il controllo di Gerico? Se sì, come si svolse realmente?

La caduta di Gerico è solo "propaganda" dell'Antico Testamento?

La vicenda della caduta di Gerico necessita di qualche contestualizzazione di carattere storico e cronologico. Anzitutto cosa era la città di Gerico intorno alla metà del XV secolo a.C., ovvero nel momento in cui, secondo l’Antico Testamento (Libro di Giosuè), la gente di Abramo ne prese possesso? Grazie all’archeologia e allo studio approfondito delle fonti a nostra disposizione, sappiamo che insediamenti umani nella regione settentrionale rispetto al Mar Morto risalgono addirittura al periodo epipaleolitico – che detta così sembra una bestemmia, ma s’intende l’arco di tempo che va dal 18.000 a.C. al 12.500 a.C. La presenza dell’uomo nell’area di Gerico è dunque antichissima, ma non costante ed omogenea.

Sta di fatto che la città raggiunse la sua massima estensione tra il 1700 e il 1550 a.C. A quel tempo il polo urbano rappresentava uno snodo commerciale di assoluto valore nella regione del Canaan, così tanto che sembrò dotarsi di mura alte fino a sei metri e una magnifica torre d’avvistamento – di cui si conservano tracce – alta all’incirca dodici metri. Sulle mura va spesa giusto una parola, perché ancora oggi per gli archeologi rappresentano la più antica testimonianza di cinta muraria difensiva (eretta intorno al III millennio a.C.). Ma sul sito archeologico di Tell es-Sultan (vecchia Gerico) torneremo a breve.

Gerico truppe israelite in marcia

Nel Libro di Giosuè non si omettono dettagli sull’imponenza delle linee difensive di Gerico; forse perché così facendo, l’eco della sua caduta sarebbe stato più sonante? È scritto come alle mura esterne seguisse una seconda cinta a protezione della città alta (Gerico, oggi Tell es-Sultan, si dipanava su una collina artificiale). Il secondo anello fortificato raggiungeva i 15 metri di altezza e spaventava chiunque fosse stato sfiorato dal pensiero di assaltarlo. Chiunque, ma non il condottiero Giosuè, successore di Mosè come guida unica delle dodici tribù ebraiche.

Gerico resti archeologici Palestina

Il popolo eletto aveva tutto l’interesse di questo e di quell’altro mondo nel veder soccombere i Cananei, gli eterni rivali. Anche loro discendevano da Noè, ma per il sangue di suo figlio Cam, traditore e per questo maledetto dagli Israeliti. A leggere l’Antico Testamento, i Cananei appaiono come idolatri, avidi accumulatori di ricchezze materiali, gente dalla quale stare alla larga insomma, al massimo da punire per le loro deplorevoli trasgressioni. A quanto pare Giosuè assunse questi dati come giustificazione divina alla base di un suo intervento armato per far cadere la città di Gerico.

Alla testa del suo esercito, il leader spirituale, politico e militare delle tribù ebraiche attraversò il fiume Giordano, giungendo al cospetto di quelle mura così maestose. L’assedio ebbe inizio ma non fruttò nulla nell’immediato: troppo grande era il divario tra i mezzi degli assalitori e quelli degli assediati. Solo un intervento divino avrebbe potuto scombinare le carte in tavola… Oh, vero, è la Bibbia, nessun problema.

Gerico caduta delle grandi mura

Per sette giorni gli Israeliti circumnavigarono il perimetro delle mura di Gerico tra canti, preghiere e lo squillo di trombe. Piano d’attacco incredibile, perché il girotondo fece agire Dio il quale distrusse le mura più possenti del mondo antico, di fatto consegnando la città a Giosuè. Per volontà divina, l’esercito ebraico passò a fil di spada ogni cananeo incontrato e bruciò quanto rimasto in piedi, così che nessuno, per altri 500 anni, non si azzardasse a ricostruire quell’incestuoso luogo di perdizione. Questo è quello che in breve ci dice l’Antico Testamento. E invece i dati archeologici?

Tra il 1907 e il 1911 due archeologi, Ernst Sellin e Carl Watzinger, scavarono nel sito di Tell es-Sultan. Gli esperti antichisti scoprirono le due cinte murarie di Gerico, avvalendo in parte ciò che il racconto biblico sostiene. Tuttavia una datazione abbastanza certosina asserì come la caduta delle mura fosse avvenuta nella Media Età del Bronzo, all’incirca mezzo millennio prima dell’arrivo degli Israeliti. Al tempo di Giosuè nessuno, ma proprio nessuno, viveva a Gerico.

Gerico disegno ottocentesco

Tuttavia la datazione postulata dal duo Sellin-Watzinger non accontentò la comunità archeologica, che finì per ritenerla “grossolana e poco attinente”. Un inglese tornò sulla questione, l’archeologo John Garstang. Egli presenziò agli scavi degli anni ’30 del XX secolo; alla fine la sua tesi smentì in parte il lavoro fatto dai suoi colleghi vent’anni prima e anzi, associò la caduta di Gerico all’arrivo di Giosuè. Solo che le mura della città a detta di Garstang caddero a causa di un violentissimo terremoto, giudicato “miracoloso” dagli ebrei assedianti. Tutti d’accordo quindi? Neppure per sogno.

Nel 1951 entra a gamba tesa sulla diatriba l’affermata archeologa britannica Kathleen Kenyon. Anche lei scava (questa volta con tecnologie all’ultimo grido), trova, esamina e offre un parere dopo sette anni di sudore: Gerico è caduta un secolo e mezzo prima del 1450 a.C. Sono proprio i lavori della Kenyon che suscitano in buona parte della stampa specializzata una stizza nei confronti della narrazione veterotestamentaria, considerata come propagandistica.

Gerico archeologia Medio Oriente

La questione è ancora oggi molto dibattuta, a maggior ragione perché non c’è accordo su una cronologia comune da adottare come base di partenza. La Bibbia non può fornire risposte concrete a quesiti così specifici, non l’ha mai fatto e mai avrà la presunzione di farlo. Sono gli studiosi del testo che nei millenni hanno intrapreso questa impervia strada. Se sia corretto o meno parlare di propaganda dell’Antico Testamento, è un’altra grana difficile da risolvere. Certamente la Bibbia, così come ogni sacra scrittura, parla ad una specifica platea di lettori/ascoltatori. Ma da qui a strumentalizzarla in tal modo, con termini moderni, mi sembra un minimo pretestuoso. Volevate una risposta netta, lo so, se siete arrivati fin qui, dispiace un sacco deludervi.