Immaginate la sorpresa di queste persone, le quali a 130 metri di profondità, al largo di Pantelleria, hanno potuto osservare con i loro occhi all’incirca 300 anfore puniche, monete risalenti al III secolo a.C., dischi ed anelli in piombo dalla funzione prettamente decorativa. Un vero e proprio tesoro, sul quale gradirei spendere qualche parola.
Operando su una fascia di 400 metri di lunghezza, non troppo lontano dal porto di Gadir (nord-est di Pantelleria), un team di sub altofondalisti si è imbattuto in questi straordinari reperti. In realtà si è trattato di una sorpresa a metà, visto che notizie sulla presenza di manufatti antichi in loco aleggiava fin dal 2011. La rilevanza del ritrovamento, se vogliamo, è anche un’altra. Durante le diverse immersioni, gli esperti hanno svolto operazioni di scansione e rilievo, producendo una documentazione foto e video di pregevole fattura.
Materiale che adesso è in corso di sviluppo e perfezionamento. L’esito favorevole dell’opera permetterà uno studio ancor più approfondito sulla conformazione del sito archeologico, sulla diversa tipologia delle anfore e sulle motivazioni dietro la loro antica dispersione. Nel frattempo gli addetti hanno “azzardato” qualche verdetto. Le 300 anfore puniche possono essere suddivise in cinque tipologie, ognuna delle quali con caratteristiche non troppo dissimili dalle altre.
I metal detector hanno svolto un gran bel lavoro, perché hanno permesso il rinvenimento di alcuni oggetti solamente accennati nel corso della spedizione del 2011. Perciò annoveriamo qui di seguito la scoperta di circa 4.000 monete risalenti all’epoca punica, 11 chiodi di bronzo, 26 anelli di piombo. Quest’ultimi, come anticipato, facevano parte della decorazione dell’imbarcazione affondata a qualche metro di distanza. Oltre a ciò i sub hanno riportato alla luce altri piccoli oggetti di metallo e diverse ceramiche.
È bene specificare come l’entità di quest’ultimo ritrovamento sia differente da quello delle 300 anfore puniche. Gli uomini dotati di strumentazione ad induzione elettromagnetica hanno svolto le indagini a “soli” 20 metri di profondità. Ciò sarebbe avvenuto in località Cala Tramontana.
Tutti i reperti recuperati hanno compiuto un bel viaggio direzione Palermo. Ivi, la Soprintendenza del Mare interverrà per ulteriori analisi sul materiale in possesso. Voglio concludere con le parole del responsabile soprintendente Ferdinando Maurici, che assumono quasi il valore di una promessa futura: “La costa nord di Pantelleria ha già restituito preziose testimonianze relative alla navigazione e alla frequentazione dell’Isola in tempi remoti. Continueremo lo studio di questo interessante e difficile sito subacqueo, vista la notevole profondità, grazie alla collaborazione dei professionisti che in questi anni ci hanno consentito di raggiungere eccellenti risultati”.