Se durante una discussione storica si cita la nota battaglia di Azio, si narra l’evento come una schiacciante vittoria di Ottaviano sulle forze congiunte di Marco Antonio e Cleopatra. Ecco, ve lo diciamo fin da subito: a noi questa cosa dà particolarmente fastidio, perché ci si dimentica come il fautore della vittoria del 31 a.C. in realtà non sia il futuro Augusto, ma un suo fedelissimo, anzi, “IL” suo fedelissimo. Signore e signori, Marco Vipsanio Agrippa.
Dichiarazione d’intenti: vogliamo rendere a Cesare quel che è di Cesare (era proprio il caso di dirlo, non siamo riusciti a trattenerci). Lungi da noi dire come nei libri di storia – almeno per quella che è la nostra esperienza personale – non si citi Marco Agrippa come uomo cardine per le fortune di Ottaviano. Sentiamo però che i riconoscimenti non siano mai abbastanza.
Perché se Ottaviano diventa Augusto nel 27 a.C. è per merito di Agrippa. Perché se la capitale dell’Impero resta Roma e non Alessandria d’Egitto dopo Azio è sempre per merito di Agrippa. Infine, se la città di Roma conobbe un periodo di splendore edilizio quasi senza precedenti fu per merito del luogotenente dell’Impero.
Tornando però alla battaglia di Azio, bisogna riconoscere come ad influenzare l’esito dello scontro siano stati alcuni fattori a nostro parere determinanti. In primis l’abilità di Agrippa nello schierare la flotta navale, una forza che poteva vantare 400 navi e un effettivo di 80.000 soldati. Per correttezza d’informazione, sottolineiamo come dall’altra parte dello schieramento le forze erano maggiori (anche se di poco): si stimano quasi 500 navi e la presenza di 85.000 soldati.
Allo stesso modo però la vittoria di Agrippa fu assicurata da una malagestione delle forze schierate da parte di Marco Antonio e Cleopatra. Quest’ultimi si ritirarono con parte della flotta quando l’esito della battaglia era ancora incerto. Il resto lo fece l’abilità dell’ammiraglio romano.
Per concludere, nella storia è pieno zeppo di personaggi che hanno svolto il ruolo di un Robin qualunque per un Batman qualunque. La volontà nostra è quella di sottolineare il ruolo che questi “secondi” ebbero, facendo le fortune di grandi uomini, gli stessi che passano alla storia. Ebbene, questo è il fardello dell’essere “braccio destro” di qualcuno, ma Marco Agrippa forse già lo sapeva.