Siete a bordo di una delle 70 galee di un famigerato pirata saraceno, di nome fa Dragut Rais, e davanti a voi si staglia la tempesta. Due diversi destini vi pongono ad un bivio, quello della vita: cercare di aggirarla o affrontarla a viso aperto. E che pirati sareste se evitaste il confronto con il mare? Bene, quel mare porta vicino Vieste, in Puglia, e questa è la storia della sua “Amara chianca“. Una storia di morte e distruzione in pieno clima piratesco.
Tutto nasce con un naufragio, che magari suscita malumore e rabbia, e ci può anche stare. Quello che succede dopo però appare come inspiegabile se non si entra nell’ottica piratesca d’epoca moderna. Per farlo al meglio presentiamo allora il nostro protagonista odierno, già celeberrimo nel suo ambiente. Dragut Reis, soprannominato “Spada vendicatrice dell’Islam“, un nome che era tutto un programma.
Reis nacque a Bodrum nel 1485 in un’umile famiglia contadina e si avvicinò agli ambienti corsari sin da giovane. Dei componenti dell’equipaggio di Khayr al-Din Barbarossa, famigerato capo della flotta ottomana, lo notarono e lo arruolarono. Iniziava la sua ascesa veloce e cruenta, soprattutto grazie ai numerosi saccheggi che compì sulle coste liguri. Le sue abilità venivano fuori e il solo udire il suo nome suscitava un terremoto negli animi dei suoi nemici. Quando arrivava la Spada vendicatrice tutti tremavano.
Nel 1544 il Barbarossa lasciò il suo posto e si ritirò in buon ordine: era la sua occasione, ora era lui il capo della flotta. Arriviamo dunque all’episodio odierno, spostandoci di 10 anni in avanti nel tempo. La violenta tempesta di cui si diceva in apertura lo portò sulle coste pugliesi, per errore. Anziché cambiare rotta decise di presentarsi al popolo sparando circa 1000 cannonate contro la città e il suo Castello Svevo. Un arrivo col botto, diremmo. Pensate finisca così? Vi sbagliate.
Dopo ben 2 giorni di assedio, la città cadde in mano saracena: era l’inizio della fine, la distruzione entrava in città. Furono 5.000 le persone giustiziate, soprattutto anziani e donne adulte, sulla pietra bianca delle scale della Cattedrale. Alcuni subirono la decapitazione, altri vennero impalati. Per giovani e bambini le cose non andarono per il meglio poiché finirono in quell’orrendo circolo del mercato degli schiavi.
In chiusura spieghiamo il nome di “Amara chianca“, che probabilmente avrete intuito in autonomia. La chianca è una pietra calcarea di colore bianco tipica della zona e della cattedrale citata prima, che, in quei giorni nefasti, divenne rossa di sangue e amara di morte. Gli ottomani passarono con la distruzione al loro fianco, fedele compagna di numerosi viaggi e incursioni che spaventarono l’Europa per lunghissimo tempo.