C’era un tempo in cui a decidere le contese giudiziarie non erano i tribunali o i diretti interessati, neppure la più alta carica istituzionale o il re in persona, bensì Dio. Immergendoci in quella meravigliosa epoca che riteniamo essere il Basso Medioevo, affrontiamo l’annosa questione dell’ultimo duello di Francia. Vi racconteremo sì la disputa tra due nobili cavalieri, un tempo legati da un vincolo d’amicizia, ma lo faremo concentrandoci sul significato e il valore del cosiddetto “Duello di Dio”. Pronti? Ma sì che lo siamo!
Partiamo proprio con una breve presentazione del Duello di Dio, altresì noto come “duello giudiziario” o “combattimento ordalico”. Si tratta di una forma rituale di duello diffusa in epoca medievale soprattutto in seno ai popoli di ceppo germanico. Lo si può anche definire “ordalia“, in quanto istituto tipico del Diritto Germanico. Di fatto, attraverso l’ordalia si giungeva ad una resa dei conti a seguito di una specifica disputa giudiziaria. Si pensava che Dio guidasse la spada del giusto, quindi il vincitore del confronto automaticamente sarebbe stato anche il vincitore (morale e legale) del contenzioso.
In virtù di questa spiegazione possiamo meglio comprendere l’inizio, lo sviluppo e la conclusione del comunemente noto “ultimo duello” di Francia, svoltosi il 29 dicembre 1386. Gli sfidanti furono Jacques Le Gris e Jean de Carrouges, entrambi cavalieri, entrambi vassalli dello stesso conte, entrambi convinti di aver ragione. La questione di base per la quale si giunse allo scontro all’arma bianca in realtà è semplice nella sua lineare narrazione, ma risulta essere complicatissima per interpretazione giuridica e perché no, intellettuale. Un tempo amici, nonché compagni d’armi, il rapporto tra i due si incrinò fino a dissolversi. Il motivo? Lo stupro (contestato) della moglie Carrouges.
In realtà tra i due non correva buon sangue già da un bel po’, a causa di altre controversie territoriali. Sta di fatto che il signore di Carrouges, isolato nella cerchia nobiliare, accusò il non più amico Le Gris di aver violentato la sua amata, Marguerite de Thibouville. Correva voce che il favorito alla corte di Argentan fosse un donnaiolo fatto e finito, nonostante avesse preso gli ordini minori. Diciamo che la nomea di cui “godeva” non aiutò Le Gris, che comunque volle difendersi strenuamente di fronte a quell’accusa.
Ovviamente il conte Pietro d’Alençon (di cui, ricordiamolo, entrambi i cavalieri erano feudatari) sostenne Jacques Le Gris, scatenando l’ira del rivale de Carrouges. L’accusa si rivolse quindi al re, Carlo VI. Il sovrano francese, dall’alto della sua lucida follia, deferì il caso al parlamento di Parigi. Nel luglio del 1386 i due nobili si presentarono in tribunale e in quel luogo accadde qualcosa di estremamente simbolico, nonché indicativo del momento storico: Carrouges lanciò letteralmente il guanto di sfida, Le Gris lo raccolse. Gli esponenti parlamentari, la corte, il re, Dio, tutti furono testimoni. Si decise di comune accordo la data e le modalità del combattimento.
Il 29 dicembre del 1386 andò in scena l’ultimo duello di Francia. Se Carrouges avesse perso, la sua morte avrebbe preceduto quella della moglie, che sarebbe stata bruciata al rogo per falsa testimonianza. In caso contrario, Le Gris non solo avrebbe perso la vita, ma i suoi fedeli sarebbero andati incontro al disonore. Dopo un “cortese” scambio di urti, spadate, colpi bassi, la spuntò Jean de Carrouges. Giustizia divina, perché Dio fece il tifo per lui, è chiaro.
Post scriptum: da appassionati di cinema, per una volta vogliamo consigliarvi la visione di una pellicola; si tratta del colossal “The Last Duel”, per la regia di Ridley Scott, del 2021. Il film tratta esattamente il caso Carrouges-Le gris, anche con una certa accuratezza storica. Un consiglio da amici.