Esiste un luogo, sperduto nel bel mezzo del Pacifico, anche se non troppo lontano dalle isole Cook, in cui tutti gli abitanti discendono da un singolo uomo. Si tratta dell’isola di Palmerston, un atollo corallino in cui vivono più o meno una ventina di persone. La loro vita è lenta, cadenzata dal rumore delle onde, ma la loro ascendenza è pressoché peculiare e merita di essere raccontata.
Allora, l’isola di Palmerston compare sulle mappe degli europei grazie al solitissimo James Cook, il quale la scoprì nel 1774 ma ordinò l’attracco solamente nel 1777. Ci rimase molto male il capitano inglese, perché non trovò nulla laddove credeva di imbattersi in acqua dolce e selvaggina, vitale per la sopravvivenza dei suoi marinai. Una delusione che lo spinse evidentemente a mappare male quella lingua di terra e sabbia. Infatti rilevazioni corrette sulla posizione dell’isola di Palmerston risalgono, pensate un po’, al 1869.
Tuttavia prima che sulle mappe aggiornate comparisse la vera posizione dell’isolotto, qualcuno iniziò a chiamare “casa” quell’atollo. Quel qualcuno era William Marsters. Ed è lui il protagonista della nostra storia. Nato Richard Marsters nel 1831 nel Leicestershire, il suddito di sua maestà Vittoria mise su famiglia abbastanza in fretta. Neanche all’età di 25 anni, l’uomo aveva una moglie e due figli. Non un buon motivo per restare in Inghilterra a quanto pare; egli partì in cerca di fortuna (si dice fosse diretto in California, perché desideroso di diventare un cacciatore d’oro) ma non si sa bene come, finì sperduto nell’Oceano Pacifico.
Giunse prima a Tahiti nel 1859 e poi nelle Isole Cook. Nonostante la povertà, lo sbeccato marinaio inglese sposò la figlia di un capo tribù locale. Ad una fortuna ne seguì un’altra. Un commerciante scozzese gli propose un incarico come custode dell’isola di Palmerston, a nord-ovest delle isole Cook; due volte l’anno l’uomo d’affari sarebbe passato a ritirare l’olio di cocco prodotto. Spoiler: Marsters accettò, ma non vide mai più lo scozzese. Intanto però nel 1863 si trasferì con la moglie e due delle cugine di quest’ultima. Ridendo e scherzando, William generò con queste tre donne 23 figli, i quali a loro volta ebbero 134 nipoti. Oggi i discendenti di William Marsters si stimano siano all’incirca un migliaio: tutti loro considerano l’isola di Palmerston la loro casa ancestrale.
Trascorsero gli anni e il caro buon vecchio Will si fece vecchio. Egli venne a mancare nel 1899, all’età di 67 anni (anche se la lapide riporta ne riporta erroneamente 78). Ma prima, come un sovrano illuminato, decise di lasciare in eredità il suo “regno” a tre famiglie da lui formate (Matavia, Akakaingaro, Te Pou). Queste diedero vita ad un consiglio per l’amministrazione dell’isola. L’istituzione esiste tutt’oggi, nonostante il territorio sia formalmente parte dal 1954 della Nuova Zelanda (da cui arrivano due navi cargo all’anno per i rifornimenti).
L’isola di Palmerston si presenta come un luogo in cui le lancette del tempo non sono ferme, per carità, ma vanno ad una velocità inferiore. Un luogo incantevole, in cui il relax regna sovrano e grazie al quale si dimenticano i problemi della vita. Tra una chiacchierata e l’altra con gli abitanti dell’isola potrebbe non saltare all’occhio nulla di particolare, ma tutto cambia nel momento in cui subentra la consapevolezza di star parlando con i discendenti di un unico uomo…