Tra le colline prossime al fiume Mosella, a metà strada del tragitto Coblenza-Treviri, ci si può imbattere in quella che qualcuno ha definito “la quintessenza di un castello medievale”: sto parlando del Castello di Eltz. Svariate sono le peculiarità che contraddistinguono questa maestosa residenza, a partire dalla sua fama architettonica, passando per i nove secoli di permanente abitato da parte della stessa famiglia, giungendo alla “fortuna” storica che in più di qualche occasione ha sventato la distruzione totale della rocca.
Burg Eltz (in tedesco) si erge nel XII secolo sulle fondamenta di un piccolo maniero. Si trattò allora di un classico esempio di Ganerbenburg (castello appartenente a comunità di eredi legati). Ciò significa che la struttura nacque dal patto di più famiglie agiate, le quali non potendosi permettere singolarmente la costruzione di un castello, decisero di fare forza comune e spartirsi le sezioni della rocca che sarebbe nata. A pattuirne l’edificazione furono tre rami familiari della stessa casata, i Von Eltz. L’Imperatore Federico Barbarossa nel 1157 sottoscrisse un donativo di pertinenza in favore della famiglia. Testimone di quell’atto fu Rudolf von Eltz, ad oggi considerato il primo della dinastia ad abitare il castello.
Successivamente Federico II di Svevia confermò il donativo dell’illustre nonno (sotto forma di fidecommisso) e i tre rami della famiglia, ovvero i Rübenach, i Rodendorf ed i Kempenich, si insediarono definitivamente, sancendo tra loro un patto che, a sentirlo oggi, sa di profetica garanzia. Essi promisero riservatezza all’esterno e schiettezza all’interno del castello e quindi estrema sincerità tra consanguinei; secondo loro la ricetta giusta per la conservazione dell’eredità. Le raffigurazioni della “Rosa del Silenzio” e della “Testa del Giullare” all’interno della sala dei cavalieri dovevano servire da monito in tal senso. Sembra che la contrapposizione figurativa abbia svolto un ottimo lavoro.
Accordi leggendari e convenzioni familiari a parte, fatto sta che la struttura si sviluppò su una conformazione rocciosa dominante la vallata all’interno di un vasto spazio boschivo. I Von Eltz sapevano distinguere tra “fotogenico” e “non fotogenico”. Dal punto di vista strategico quella rocca fortificata era (ed è ancora oggi) un fiore all’occhiello. Per 3/4 il castello è toccato da un affluente della Mosella. L’unico lato scoperto è quello della rupe, alta 70 metri. L’unico passaggio da e per il castello è un ponte in pietra facilmente presidiabile. Dell’invalicabilità si accorse a sue spese Baldovino di Treviri, arcivescovo elettore che tentò l’assedio del castello dal 1331 al 1336. Il tentativo di “imporre la pace” sul suo territorio ebbe esito positivo, ma a che prezzo (due anni di assedio, consumo esorbitante di risorse)… Il Castello di Eltz non conobbe altre occasioni belliche; fortuna storica dicevamo.
Lo si capisce ancora meglio se ci mettessimo a contare tutti i castelli medievali sopravvissuti fino ad oggi sulla riva sinistra del Reno. Sapete quanti ne sono? Vi dico solo che si contano sulle dita di una mano. Tra questi l’unico perfettamente conservato è quello di Eltz. Il passaggio delle truppe francesi nella Guerra dei Trent’anni (1618-1648) risparmiò il bastione. Di nuovo, durante la Guerra per la Successione al Palatinato (1688-1697), i sudditi di Sua Maestà Luigi XIV non se la presero con il Castello di Eltz, distruggendo però tutti gli altri nel raggio di chilometri. Facendo un grosso balzo temporale, cito solamente un incendio del 1920 che colpì gran parte della struttura, pur non radendola al suolo. Qualche ristrutturazione e passò la paura.
Il ramo dei Kempenich von Eltz è l’unico sopravvissuto. Esso ha raccolto i diritti ereditari delle altre due famiglie ed è esclusivo detentore della proprietà. Oggi il proprietario è il Dr. Karl Graf von und zu Eltz-Kempenich, anche noto come Faust von Stromberg, 33esima generazione della sua famiglia. Degno possessore di uno dei castelli più belli della Renania-Palatinato, della Germania, dell’Europa intera.