Esiste un’espressione araba, molto ripresa fin dai secoli della grande espansione, per indicare un qualsivoglia territorio in cui sia vigente l’ordine politico e giuridico basato sui precetti della religione di Maometto. Quel determinato territorio diviene quindi la “Casa dell’Islam”, ovvero dār al-Islām. La premessa, per quanto poco approfondita, serve tuttavia ad introdurre la tematica di oggi. Sì perché vi fu un arco temporale, durante l’Alto Medioevo, in cui il meridione peninsulare conobbe un breve ma intenso esperimento emiratino (in realtà più di uno). Quelli furono gli anni della nascita, l’apogeo e il declino del cosiddetto Emirato di Bari.
Non sono poche in realtà le persone che, durante una discussione di carattere storico, cadono dalle nuvole scoprendo come anche nel sud continentale italiano si formarono entità statali islamiche salde nell’amministrazione e nella messa a punto di una forza coercitiva diplomatica abbastanza convincente (Soft Power per i più anglosassoni). L’Emirato di Bari (847-871) fu esattamente questo. La vera domanda da porci, almeno per iniziare, è la seguente: quali furono le condizioni politiche e militari che favorirono la nascita di un emirato impropriamente saraceno nel territorio barese?
Già dall’827 circa gli Aghlabidi (provenienti dalla Tunisia, prima dinastia autonoma dal comando Abbaside di Baghdad) procedevano verso una conquista territoriale della Sicilia. L’isola divenne, tra le altre cose, una base piratesca. A volte però i musulmani potevano tornare utili per sbrigliare contenziosi militari tra potentati cristiani. Accadde quindi che Napoli, formalmente dominio bizantino, ma nell’atto pratico ducato autonomo, per non soccombere alla pressione beneventana, chiese ed ottenne un supporto militare saraceno. Ora, i mercenari col turbante, come piano d’azione di disturbo, attaccarono la costa adriatica del Ducato di Benevento. Dall’838 circa queste operazioni condussero a qualcosa di più concreto che delle “semplici” razzie.
I contingenti arabo-berberi diedero vita a due entità statali: l’Emirato di Tarano (non riconosciuto da Baghdad) e l’Emirato di Bari. Quest’ultimo effettivamente nacque – su terra precedentemente occupata da Bisanzio – nel 841 per mano del primo emiro, il berbero Khalfūn. In Sicilia non seguirono con particolare entusiasmo i natali della Bari islamica. Comunque Khalfūn ebbe il merito di organizzare lo stato islamico, dotarlo di una consona giurisdizione e impostarlo sui precetti coranici. Al primo emiro, venuto meno nel 852, ne seguì uno dall’indole pacifica, amante delle arti e della cultura: Mufarraj ibn Sallām. Le fonti scarseggiano sul suo conto, ma sappiamo come proprio sotto il suo patrocinio Bari divenne a tutti gli effetti un’entità autonoma riconosciuta dal potere abbaside e soprattutto da quello aghlabide. Mufarraj è il volto della fioritura culturale e architettonica di Bari: nacque una moschea, vennero finanziate numerose opere pubbliche, anche di carattere difensivo.
Il secondo emiro però durò poco, visto che i suoi correligionari, poco interessati alle arti e molto più propendenti al saccheggio, lo fecero fuori nel 857. L’anno corrisponde all’ascesa del terzo ed ultimo emiro: Sawdān. Sotto di lui Bari toccò sì l’apice del suo potere, ma si schiantò anche contro la rivalsa cristiana. Che sovrano fu il caro buon vecchio Sawdān? Dipende a chi lo chiedete. Le fonti coeve cristiane lo dipingono come il demonio in terra (nequissimus ac sceleratissimus – “pessimo e scelleratissimo”). Quelle ebraiche (Cronaca di Ahimaaz) sono un po’ più dolci, indicando l’uomo come saggio e deciso. La verità, come sempre, sta nel mezzo. Una cosa è certa, la Campania beneventana divenne teatro di continue razzie, piccoli ma costanti scontri, instabilità. Adelchi, duca di Benevento, a malincuore chiese l’aiuto di Ludovico II, il “franco” re d’Italia e imperatore dei romani.
La testa coronata discese nelle terre di Puglia, conducendo una campagna militare che durò dall’870 all’871. L’esito arrise all’alleanza franco-longobarda (alla quale si aggiunsero anche i bizantini di Basilio I il Macedone e alcuni pirati dalmati). Sawdān finì in catene e terminò in questo modo l’esperienza islamica barese, l’unica ufficialmente riconosciuta dai vertici cristiani e musulmani. L’unica ma non l’ultima, ricordate Taranto? Ma questa è un’altra storia…