Gioco a carte scoperte: ho un debole quasi maniacale per gli elmi, in particolare per quelli antichi. Perciò vi lascio immaginare la sorpresa che mi ha colto nel profondo dell’animo nel momento in cui sono venuto a conoscenza dell’Elmo romano di Ribchester. Dai, parliamoci chiaro, è bello, ma bello davvero. Addentrandomi nella notizia, ho scoperto una serie di dettagli sul suo “recente” passato che, sempre a mio parere, elevano ancor di più la sua importanza storico-cerimoniale.
E sull’ambito cerimoniale dobbiamo per forza di cose fermarci. Sì, perché l’Elmo romano di Ribchester altro non è che un copricapo, dotato di visiera fissa, utilizzato esclusivamente in parata. Quindi, per quanto la mia fantasia cerchi di ribellarsi alla realtà dei fatti, dimentichiamoci l’immagine di un cavaliere romano d’epoca alto-imperiale che cavalca in battaglia indossando questo strabiliante casco bronzeo, contraddistinto da decorazioni mozzafiato.
Come suggerisce il nome, l’elmo ha dimorato in Inghilterra per quasi due millenni. E anche in questo caso, la modalità del ritrovamento non ha nulla a che fare con i solti scavi archeologici a cui vi abbiamo abituato nel tempo. Un ragazzo, figlio di un fabbricante di zoccoli in legno, ritrovò il manufatto nel retro della sua casa di Ribchester, Lancashire. Ah, il passato remoto è giustificato: ci troviamo nel 1796.
Mentre Napoleone Bonaparte accettava la nomina di comandante in capo dell’Armata d’Italia proposta dal Direttorio, questo ragazzino inglese rinveniva una cassa di legno malmessa, stracolma di sabbia e pregiati manufatti romani. Proprio la sabbia avrebbe garantito la conservazione dell’elmo e degli oggetti con esso sepolti. Gli esperti successivamente datarono il cassis (elmo in metallo) al I secolo d.C. e lo si descrisse accuratamente, ma non per come ci appare oggi…
Sì, perché uno dei figli dell’artigiano prese la piccola sfinge staccatasi dalla sommità del copricapo per tramutarlo in uno dei suoi giocattoli. Inutile dirvi come sia andata a finire. Della statuina oggi non vi è alcuna traccia. I dettagli dell’elmo però sono ancora ben visibili; su tutta la sua superficie si possono notare scene di battaglia tra cavalleria e fanteria. Le decorazioni lasciano a bocca aperta, soprattutto se pensiamo al fatto che di elmi simili, in tutto il territorio britannico, ne sono stati ritrovati solamente altri due.
Plausibile che un soldato, volendo conservare a lungo i suoi effetti, ripose l’elmo all’interno della cassa di legno. E probabilmente quel soldato faceva parte della cavalleria, la quale era chiamata a svolgere determinati esercizi durante i ludi (pl. di ludus) indetti da comandanti in carica o, in casi eccezionali, dagli imperatori stessi. Ecco, ad indossare l’elmo solitamente era il cavaliere più valoroso, che con lance e giavellotti doveva dar prova delle proprie qualità belliche. Se volete dare un’occhiata dal vivo al meraviglioso elmo-mascherato da parata, recatevi al British Museum. Scontato.