È il 1769 e il mondo sta per cambiare per sempre. Sta per nascere la macchina a vapore grazie al genio di James Watt. Questa è la storia che tutti noi studiamo sin da piccoli quando sentiamo parlare di rivoluzione industriale, miglioramenti tecnologici e secolo di invenzioni. Ma andò realmente così? Scopriamolo insieme.
Anzitutto, ricalcando le parole di Jared Diamond: “…nessun inventore può essere considerato propedeutico ad un determinato sviluppo della storia mondiale…”. Nessuno ha tale potere. Secondo Diamond, più che dire che la necessità è la madre delle invenzioni, vale molto più spesso il contrario. Molte invenzioni avvennero senza determinati scopi e furono solo successivamente riadattate a qualche bisogno peculiare che soddisfacevano particolarmente bene.
Torniamo al nostro amico James Watt. Secondo la celebre storiella, mentre sorseggiava un tè caldo, guardando la teiera, ebbe la sua illuminazione. Da lì ebbe l’idea della macchina a vapore che avrebbe velocizzato moltissime operazioni rendendole meccaniche e più efficienti. Bella storia, romantica e, senza dubbio, falsa. L’ispirazione di Watt fu molto più pratica e concreta.
Ebbe l’idea infatti di migliorare e utilizzare per altri scopi un altro motore, quello di Newcomen, inventato 57 anni prima e prodotto in 100 esemplari. Abbastanza diffuso in Inghilterra quindi. Tale motore si ispirava a sua volta a quello brevettato nel 1698 da Thomas Savery. Sembra la filastrocca del topolino, ma non è ancora finita. Nel 1680, in Francia, Denis Papin, aveva già disegnato il motore in questione, senza però brevettarlo o ricrearlo.
Quella che passa agli annali come un’invenzione stravolgente e di incredibile portata storica, non è altro che un continuo adattare e migliorare modelli e brevetti precedentemente esistenti. E quella del motore a scoppio di Watt non è che la prova concreta di tale processo, alcune volte obbligato, nelle grandi invenzioni storiche.
Chiaramente non si sta cercando di ridimensionare l’importanza dell’idea e del lavoro di Watt. Questo resta senza dubbio un grande acceleratore sociale del XVIII e XIX secolo, latore di grandi vantaggi economici e in termini di efficientamento dei processi lavorativi.