Come un ladro che entra nelle abitazioni altrui, cercando di rubare tutto ciò che può essere di alto valore, così fecero gli eserciti invasori durante il secondo conflitto mondiale. Un fenomeno, quello della razzia indiscriminata e del saccheggio becero, che condusse grandissimi tesori alla misteriosa scomparsa. Quest’oggi citeremo alcuni esempi di tale depredazione, chiedendoci a più riprese: che fine hanno fatto simili meraviglie?
L’oro di Yamashita – In nome de “Il Giglio d’Oro”, organizzazione imperiale giapponese nata per formalizzare il trafugamento dei tesori del sud-est asiatico, le truppe di Tokyo comandate dal generale Tomoyuki Yamashita saccheggiarono a desta e a manca, mettendo da parte un bel bottino. Si dice che tali inestimabili ricchezze dovevano seguire un percorso che da Singapore proseguiva nelle Filippine e, infine, in qualche porto segreto nipponico. Peccato per gli americani, che proprio nell’ottobre del 1944 iniziarono la campagna delle Filippine. Risultato? Dell’oro di Yamashita non si seppe più nulla. Negli ultimi anni molti esperti concordano nel dire che tale tesoro in realtà non esistette.
Il tesoro degli ebrei di Salonicco – Una storia con più ombre che luci, legata a doppio filo alla persona di Max Merten, consigliere amministrativo del regime nazionalsocialista di stanza in Grecia. La deportazione di 50.000 ebrei greci (provenienti in gran parte da Salonicco) permise a Merten di mettere mano a circa 2 miliardi di dollari in beni confiscati. Denaro che fece spostare in un luogo non meglio precisato del Peloponneso, comunque nei pressi delle Isole Inusse. Finisce la guerra, tutti si dimenticano di Merten, il quale non verrà mai realmente processato. Egli muore nel 1971, confidando ad un uomo come la storia dei “due miliardi” sia reale. La nave incaricata del trasporto affondò negli ultimi mesi di guerra. Le ricerche sono in corso ancora oggi e seguono il seguente patto: metà delle ricchezze allo Stato greco, un quarto ai parenti degli ebrei greci deportati. Ingiusto? Eh…
Il treno delle meraviglie – Mentre l’Armata Rossa avanzava, i tedeschi pensarono bene di accumulare tutte le ricchezze rubate nell’Europa orientale e nasconderle in un treno. Questo avrebbe trovato poi nascondiglio presso una rete di tunnel sotterranei a Walbrzych. Projekt Riese è ancora oggi un mistero: troppe poche informazioni, tante speculazioni e falsità in merito. Una cosa è sicura, dalla Polonia un convoglio di 150 metri è partito, carico di un tesoro che oggi varrebbe circa 10 miliardi di euro. Che fine abbia fatto solo il tempo (forse) ce lo dirà.
La Camera d’Ambra – Nel settembre del 1941 il regime di Berlino mise le mani su San Pietroburgo, ma soprattutto sulle sue infinite ricchezze. Tra queste la Camera d’Ambra, realizzata all’inizio del ‘700 in Prussia e poi donata ai russi, che la collocarono all’interno del Palazzo di Caterina. Così bella da essere definita da molti come “l’ottava meraviglia del mondo moderno”, questa conobbe lo smantellamento per mano della Wehrmacht e il trasferimento nell’allora Königsberg, oggi Kaliningrad (dove si pensa si trovi ancora oggi l’originale). I pezzi più importanti intrapresero la strada del mercato nero, finendo nelle mani dei privati. Alla Russia, che nel 2003 ricreò una fedele copia della camera, ritornò solamente un quadro e un comò.
La cosa che ci affascina, di tutto ciò, è che la maggior parte di questi tesori sono documentati, esistono! Non parliamo di ricchezze piratesche abbastanza fantasiose nascoste in isole che neppure compaiono sulle cartine, ma di veri e propri progetti nati per agire in modo concreto, confiscando il confiscabile, nascondendo il nascondibile. Se avete tempo e voglia, mettetevi alla ricerca, potreste essere fortunati!