Nel tempo i romagnoli (e non solo) hanno inventato mille e più modi di dire su Imola, come ad esempio ”Imola è così bella che per andarci diventi pazzo”. Ma perché si descrive la città romagnola come la ”città dei matti”? Nel 1880, qui, erano presenti ben due manicomi, i quali divennero un esempio per tutti gli altri istituti psichiatrici d’Italia.
Nel 1772 iniziarono ad essere internati i primi malati di mente nel centro psichiatrico di Imola. Allora le malattie mentali erano viste come qualcosa di pericoloso, da cui stare alla larga. Per cui i malati venivano richiusi e non curati come avviene oggi. Successivamente, all’arrivo del direttore Cassiano Tozzoli, il centro si allargò e da 14 posti letto si passò ad averne un ottantina circa.
A succedere il direttore Tozzoli fu Luigi Lolli, medico che segnò profondamente la storia del manicomio di Imola. Egli si rese subito conto che la struttura era troppo piccola e i malati aumentavano sempre di più. Così fece costruire prima Villa dei Fiori, che poteva ospitare circa 800 pazienti; in seguito mise su un secondo edificio ai margini della città, il manicomio dell’Osservanza. Quest’ultimo divenne più famoso del primo: aveva 6 padiglioni tutti destinati ai pazienti definiti ”incorreggibili”. Tra questi vi erano epilettici, furiosi, agitati e paralitici. I più ”tranquilli”, invece, si trovavano nella Villa dei Fiori.
Il manicomio dell’Osservanza era una vera e propria ”città nella città”, come gli imolesi la definivano. Era una struttura completamente autonoma, data la convinzione del direttore secondo la quale la cura migliore per i malati fosse l’ergoterapia ovvero la terapia del lavoro. Se da una parte questo in qualche modo aiutava i pazienti, che si rendevano così ”utili” a qualcosa, dall’altro lato aumentava il divario tra loro e i cittadini.
Nonostante l’apparenza e le innovazioni apportate da Lolli, i medici continuavano a cercare l’origine delle malattie nelle malformazioni fisiche dei pazienti, studiando i loro corpi dettagliatamente dopo la morte, senza mai averli ascoltati in vita. Le cure si basavano esclusivamente sull’idroterapia, sulle purghe e sui salassi: erano ancora molto lontani dell’idea di terapia come la intendiamo noi oggi. A queste si aggiunsero più tardi i primi farmaci come oppio e hashish, che servivano esclusivamente a tranquillizzare il malato, e non a curarlo. Si registrarono anche alcuni casi si elettroshock e lobotomia.
La Legge Basaglia del 13 maggio 1978 chiuse il capitolo manicomi, che iniziarono gradualmente ad estinguersi. Nello stesso anno finirono anche i ricoveri e nel 1996 chiuse definitivamente l’Osservanza. Oggi alcuni padiglioni di quest’ultimo sono visitabili mentre Villa Fiori è stata abbattuta completamente nel 2011.