La storia di Hastein è quella di un uomo spietato e belligerante. Gli epiteti che lo descrivono sono esplicativi del personaggio: “potente, crudele, feroce, pestilenziale” ed altri del genere. Ma cosa fece il capo vichingo per guadagnarsi tutti questi nomi?
Il protagonista della vicenda nacque in una famiglia di famigerati predoni, elemento consono alla cultura vichinga. Dato che la mela non cade mai lontano dall’albero, anche la strada di Hastein era chiara. Divenne anch’esso un truculento saccheggiatore e devastatore di città, vagando tra la penisola iberica, l’Africa e forse l’Inghilterra.
Della sua prima parte di vita si sa poco. Esso si annoverava come figlio di Ragnar Lothbrok, e dunque fratello di Björn Fianco di Ferro. Probabilmente questa è solo un’appropriazione di linea di discendenza per garantirsi un nome degno di nota. Come se la sua crudeltà e spietatezza richiedesse una giustificazione.
Insieme a Björn comunque, nel 859 d.C. mosse con 62 navi verso la penisola iberica. Inutile dire quale fu la principale azione dei due presunti fratelli nell’area. Di incursioni, massacri e saccheggi si perdeva il conto. Ma la notizia principale che conobbero fu quella dell’esistenza di Roma, durante il loro ritorno a casa lungo il corso del fiume Rodano.
Affascinati dall’idea di ingenti tesori e ricchezze infinite decisero di muovere verso un’altra penisola, quella italiana. In base a quanto raccontato dal monaco normanno Dudo di San Quintino, i due fratelli attaccarono la città di Luna, l’odierna Luni, piccola cittadina ligure. Chiaramente si trattava di un errore, pensavano infatti di essere al cospetto di Roma. Hastein finse di essere in fin di vita e chiese il permesso per entrare in città e farsi battezzare. Una volta entrato, con i suoi uomini al seguito, estrasse la spada, decapitò il prete e saccheggiò la città. Lo so, non ve lo aspettavate.
Preso in seguito da una grossa vergogna, appena constatò che non si trattava di Roma, decise di uccidere tutti gli abitanti del posto e seppellire insieme a loro la brutta storia e la vergogna. Ennesima conferma che attaccare Roma non era cosa facile, e probabilmente fu meglio così per il nostro predone vichingo.