Ad oggi il tulipano, una pianta da bulbo dai colori lussureggianti, costituisce il simbolo dell’Olanda. Nonostante questi fiori si trovino al centro dei suoi mercati floristici, non sono originari dei Paesi Bassi. Infatti, il tulipano è originario del Medioriente, e il suo nome deriva dall’arabo tullband, ossia turbante, poiché dotato di una corona di petali simile al tipico copricapo. Quando i tulipani giunsero in Olanda, causarono la prima grande crisi finanziaria della storia innescata dall’utilizzo di strumenti speculativi. Ma prima di mettere l’Olanda in ginocchio, qual è la storia di questo fiore?
Prima delle Province Unite, il tulipano aveva affascinato l’Oriente. Fu proprio l’Impero ottomano a promuovere la sua coltivazione, che allora contava solo la varietà gialla e rossa. Il sultano Solimano II si innamorò a tal punto di questo fiore da volerlo far conoscere al resto del mondo. In tal senso, decise di regalare un discreto numero di bulbi all’ambasciatore belga che risiedeva presso la sua corte. L’ambasciatore fu molto intrigato dal regalo e lo inviò al botanico Carolus Clusius, che iniziò immediatamente a riprodurli presso l’orto botanico di Leida. E fu così che alla fine del XVI secolo, le Province Unite avviarono la coltivazione del fiore.
Clusius si ritrovò per le mani un numero spettacolare di fioriture, tutte però piuttosto monocromatiche. Si diede inizio a una fase di sperimentazione per ottenere nuove varietà dai mille colori. Ricordiamoci che la speculazione legata ai tulipani e i tentativi di ottenere colorazioni inedite ispirarono un autore del calibro di Alexandre Dumas a scrivere Il tulipano nero. Tra le tante vicende del romanzo ambientato nel ‘600, si sottolinea la smania di dar vita a forme e colori sempre nuovi, fino ad ottenere l’impossibile tulipano nero. Chiunque fosse riuscito a coltivarlo, avrebbe ricevuto in premio ben 100 mila fiorini.
Nonostante il racconto sia in larga parte inventato, Dumas non esagera quando parla del valore che i tulipani avevano acquistato all’interno del mercato olandese. Infatti, le varietà più rare del tulipano iniziarono subito a costituire una merce di lusso altamente desiderabile agli occhi dei ricchi mercanti e in generale della borghesia. L’interesse fu tale che all’epoca si parlò di “mania dei tulipani“. Poiché il ciclo riproduttivo dei fiori era piuttosto lento, la domanda superò ben presto l’offerta, e i prezzi di un singolo bulbo salirono alle stelle.
Per assecondare le proprie inclinazioni creative, Clusius fece allora ricorso all’afide, un parassita capace di alterare la pigmentazione dei petali attraverso un virus. Grazie a un insolito alleato, egli diede vita al Semper Augustus, ossia il tulipano simbolo di quegli anni, con i suoi caratteristici petali rossi striati di bianco. Il suo bulbo arrivò a costare anche 7 mila fiorini, quasi 70 mila dei nostri euro. Una cifra assurda se pensiamo che oggi il costo di un mazzo di tulipani può essere compreso tra i 22 e i 110 euro.
Purtroppo, la malattia trasmessa dall’afide non era benigna: a ogni generazione i bulbi si rimpicciolirono sempre di più, fino a scomparire del tutto. Per questo motivo il Semper Augustus, insieme a tutte le specie di tulipani artificiosamente ottenute al tempo, sono ormai estinte. Ma negli anni non tutto si è rivelato perduto. Tramite le moderne biotecnologie, i vivaisti olandesi sono riusciti a riprodurre le varietà più famose del passato. Come fonte estetica si basarono sui dipinti fiamminghi del XVII secolo, che oltre ad immortalare i simboli di un’epoca, hanno concesso loro di rinascere nel presente.