Stonehenge, scansati. Pensare a siti preistorici nell’odierno Regno Unito è complicato per via di una certa presenza ingombrante. Tuttavia l’intento è quello di farvi conoscere la storia del cosiddetto “monticello nel boschetto oscuro”, traduzione neppure troppo attendibile per l’antico nome gallese di “Bryn Celli Ddu“.
Della struttura in pietra si hanno dei riscontri storici abbastanza datati, se si pensa che alla fine del ‘600 qualcuno si divertiva a saccheggiarlo. La prima esplorazione della tomba risale al 1865, ma per degli studi approfonditi dobbiamo attendere il 1928. Il sito, locato nell’isola di Anglesey, in Galles, è diventato solo negli ultimi anni fonte d’attrazione turistica.
Si pensa che la struttura funeraria risalga al Neolitico, quindi dovrebbe avere più di 3.000 anni. Originariamente si trattava di un complesso in pietra del diametro di 21 metri; oggi resta solamente il fossato e parte del recinto rituale che includeva un cerchio di pietre erette.
Secondo gli archeologi la funzione originaria di Bryn Celli Ddu era quella di “passaggio” tra il nostro mondo e l’aldilà. Questo tipo di strutture era molto comune tra la costa irlandese e quella britannica occidentale. A rendere importante il sito di Anglesey è l’imponenza del complesso, nonché la particolarità della sua camera sepolcrale.
Recenti studi condotti da un team inglese hanno evidenziato alcune peculiarità davvero interessanti: attraverso un’approfondita indagine geofisica, si sono scoperti altri tumuli cimiteriali, il che lascia intendere la grandezza del sito (modificato durante l’Età del Bronzo). Le ricerche hanno evidenziato anche come la struttura in pietra avesse una funzione “solare” per quanto riguarda il solstizio d’estate.
Attraverso lo studio di questi monumenti funerari riusciamo a far luce su alcuni aspetti, magari sconosciuti, della vita (anche quotidiana) dei nostri antenati preistorici. Non è banale e non deve passare come una cosa scontata, anche se spesso è proprio ciò che accade.