La città dei Pico, grandioso centro urbano fortificato del Rinascimento, terra natia di uno dei più noti umanisti e filosofi del secondo Quattrocento: Giovanni Pico della Mirandola, per l’appunto. La cittadina del basso modenese potrebbe stupire grazie ad una delle sue innumerevoli storie, ma decide di farlo attraverso una notizia archeologica. Il sepolcro medievale di Mirandola è tornato alla luce grazie all’impegno degli addetti alla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
La scoperta, per quanto meravigliosa nella sua essenza culturale, è avvenuta “quasi” per caso. Diciamolo meglio. Durante i lavori per la riqualificazione dell’ex convento di San Francesco a Mirandola (danneggiato dal terremoto del 2012) gli operatori si sono imbattuti in questo antico sepolcreto, databile tra l’XI e il XV secolo. I lavori per il momento si sono concentrati sull’esterno del chiostro.
Nell’area sono emerse diverse sepolture risalenti al tardo ‘500, massimo primo ‘600. Gli scavi però continuano e non è detto non si possa fare la conoscenza di altri resti ossei, magari più in là nel tempo. Di cosa parliamo esattamente? Le inumazioni riguardano adulti e bambini; esse sono disposte su più livelli, anche sovrapposti tra loro. Le fosse scavate nel terreno seguono una precisa disposizione, tipica dell’usanza funeraria cristiana del tempo. Le teste degli individui sono rivolte verso est, ovvero verso il sole nascente. Una scelta che rappresenterebbe chiaramente la concezione cattolica di “rinascita” in un mondo ultraterreno.
Tuttavia le due salme più recenti scoperte all’interno del sepolcro medievale di Mirandola ci raccontano una storia diversa dalle altre. Prima di tutto queste sono disposte in direzione nord-sud, presentano poi delle caratteristiche inerenti alla costituzione ossea non del tutto ordinarie se confrontate con i campioni circostanti. Per risolvere il mistero sono in corso analisi approfondite.
L’humilitas, ovvero l’umiltà cristiana tanto decantata durante i secoli bassomedievali – a maggior ragione dopo l’esplosione del fenomeno francescano – emerge anche nel sepolcreto di Mirandola. Gli archeologi hanno constatato la “nudità” delle inumazioni, per via della totale assenza di corredi funebri. Il defunto doveva presentarsi al cospetto di Dio senza averi terreni.
Il convento di San Francesco a Mirandola, all’interno del quale troviamo anche il Pantheon dei Pico, permette oggi un’operazione di massima importanza al fine dello studio e della comprensione culturale/scientifica: analizzare i resti ossei nei pressi del chiostro significa risalire a stili di vita, abitudini alimentari, patologie che contraddistinguevano i non più vivi mirandolesi del Basso Medioevo. Non è cosa da poco, come spesso mi soffermo a dire.