Un dipinto che è tornato di recente al centro delle discussioni di storia dell’arte. Si tratta del ritratto di un bambino sorridente che mostra all’osservatore un suo disegno. La cosa davvero particolare è che questo dipinto cinquecentesco rompe quelli che sono i canoni della storia dell’arte del tempo. L’autore è Giovanni Francesco Caroto, nato a Verona intorno al 1480, da una famiglia originaria della provincia di Bergamo. Giorgio Vasari ci racconta nelle sue Vite che il Caroto, una volta abbandonati i suoi studi delle Arti Liberali, fu allievo del grande pittore e miniatore Liberale da Verona.
Quello che apprese a Verona segnerà per sempre il suo stile, nonostante tenderà ad assorbire tecniche e caratteristiche di molteplici correnti. Dunque parliamo di un artista eclettico e vivace. Caroto diventa famoso per la raffinatezza dei suoi ritratti delle dame di servizio delle case nobili che serviva. Oltre che a quello del primogenito della casata di Guglielmo IX da Monferrato (suo mecenate) come scrive il Vasari. Lo stesso Vasari ci descrive il Caroto come un personaggio particolarmente estroso, stravagante, amante dello scherzo. Queste caratteristiche, nel suo dipinto più famoso databile intorno al 1523, risultano evidenti.
Come abbiamo già anticipato ciò che possiamo vedere è il ritratto di un bambino (probabilmente il figlio del Caroto) con dei lunghi capelli rossi su sfondo nero che mostra un suo disegno al pubblico, con una smorfia quasi esagerata. I colori dominanti sono il verde del vestito abbinato all’arancio dei capelli e del berretto posato in basso. Il verde e l’arancio sono colori complementari nella pittura ed il quadro è tutto studiato per restituire armonia.
Possiamo osservare come nel disegno mostrato dal bambino, c’è anche lo studio di un occhio di profilo. Si potrebbe immaginare come il ragazzo abbia rubato uno schizzo del padre e che lo abbia personalizzato con la sua ”Opera”.