Quello che vedete in foto è un reperto rarissimo. Si tratta, infatti, di uno scutum romano, un tipico scudo romano a torre dei legionari. Oltre a esserci pochissimi esemplari al mondo, questo in particolare risulta essere incredibilmente integro e ben conservato.
Come fa ad essere ancora così perfetto questo scudo romano?
Questo scudo romano fa parte della collezione della Yale University Art Gallery. Si tratta di uno dei pochi esempi sopravvissuti di scutum romano, quello maggiormente diffuso dal IV secolo a.C. al III secolo d.C. Il suo ritrovamento risale al 1933, quando gli archeologi lo riportarono alla luce nell’antica città di Dura Europos, in Siria.
Non si sa con certezza a chi appartenesse, ma l’ipotesi più probabile è che fosse in dotazione a un soldato romano che perse la vita in battaglia. Come scudo lo vediamo spesso nelle raffigurazioni artistiche, ma esempi di tale tipologia sopravvissuti ce ne sono pochissimi.
Lo scudo è formato da diversi strati di strisce di legno, laminati insieme in modo da creare una superficie alta 105,5 centimetri, larga 41 centimetri e spessa 6 millimetri. Quando gli archeologi lo ritrovarono, era frammentato in 13 pezzi e privo dell’umbone o borchia, un accessorio a forma di coppa che proteggeva il foro centrale dove il soldato lo reggeva.
La parte anteriore dello scudo era ricoperta di pelle di capretto, successivamente dipinta. In questo caso, il disegno è un riflesso della classica iconografia romana della vittoria, fra cui figurano un’aquila con una corona di alloro, un leone e la Vittoria alata.
Come dicevamo prima, gli archeologi scoprirono lo scudo nel 1933, durante gli scavi a Dura-Europos: si trovava sotto una torre di fortificazione. Dura Europos divenne parte dell’Impero Romano nel 165 d.C., diventandone così un avamposto commerciale orientale. Tuttavia la città ebbe vita breve sotto l’Impero. Infatti, nel 256 d.C., gli abitanti la abbandonarono a seguito di un assedio da parte dell’Impero sasanide dell’antico Iran.
Lo scutum si trovava in un tunnel sotto una torre di fortificazione, accanto agli scheletri di 19 soldati romani, tutti con armi e armature complete. Non si sa esattamente perché si trovassero lì. Forse erano rimasti intrappolati nel tunnel crollato. Ma qualcuno sostiene che fossero vittime dei Sasanidi. Questi ultimi potrebbero aver teso ai Romani una trappola. Si misero in attesa che i Romani sfondassero il tunnel, ma quando lo fecero, i Sasanidi usarono la nafta per soffocarli.
A seguito di questa battaglia, Dura Europos fu abbandonata e lasciata alle sabbie del deserto, dimenticata fino al suo ritrovamento nel 1920 ad opera dell’archeologo James Henry Breasted, il quale riconobbe il nome Dura riportato su un’iscrizione greca presente sulla porta principale della città.