Dorotea Malatesta, vissuta durante il Rinascimento, moglie del capitano della fanteria veneziana, rimase coinvolta in una particolare vicenda: un “viaggio” misterioso durato ben tre anni. Ma cosa accadde realmente in quegli anni alla dama rapita?
Dorotea Malatesta era figlia naturale di Roberto: nata a Rimini nel 1478, passò la sua infanzia a Mantova per poi seguire a Urbino, pochi anni dopo, Elisabetta Gonzaga. Finì con il convolare a nozze nel 1500: il suo sposo era Giovanni Battista Caracciolo, di trent’anni più grande di lei. Figlio del signore di Montanara, si avviò ben presto alla carriera militare, rimanendo fedele al proprio sovrano, fino la discesa di Carlo VIII in Italia: allora cambiò schieramento.
Rimase a Urbino quando il marito partì alla volta del fronte friulano, e solo un anno dopo, munita di lettera di transito, partì a la volta di Venezia per raggiungerlo. Il suo consorte conosceva bene le insidie della Romagna occupata e per ciò fece in modo che con Dorotea ci fosse una nutrita scorta. Non è poi molto chiaro quello che accadde, eppure possiamo percorrere linearmente alcuni fatti: vediamoli insieme.
A marzo del 1501, tra Porto Cesenatico e Cervia, alcuni soldati spagnoli rapirono Dorotea e la sua dama di compagnia, mentre il resto della scorta veniva uccisa. Il podestà di Cervia si apprestò subito a far giungere notizia dell’accaduto a Venezia, indicando come artefice del crimine Cesare Borgia.
Quest’ultimo non si interessò della questione, nonostante i tentativi diplomatici intrapresi dalla Serenissima. Attribuì semmai la colpa al suo capitano e presunto amante di Dorotea, Diego Ramirez, assicurando che lo avrebbe in seguito punito. Successivamente Cesare però diffuse la notizia che la giovane rapita era oramai deceduta, ma le sue parole si rivelarono infondate. L’ottobre del 1502 si seppe che Dorotea era viva. Ella trascorse la sua prigionia tra Imola e Forlì, per poi ritrovarsi a Castel Sant’Angelo, e per ultimo presso un convento di monache.
Sappiamo che nel 1504 al momento del rilascio, Dorotea chiese protezione per l’eventuale ira del marito e non fornì alcun particolare sulla vicenda. Questo comportamento fece proliferare le malelingue, e crebbe il sospetto che fosse scomparsa di sua volontà. Che si fosse trattata di una fuga d’amore? L’ipotesi d’altronde non sembrava così inverosimile, e forse Dorotea non fu semplicemente una “dama rapita”. Il Caracciolo però, l’accolse con tutti gli onori e si traferirono a Faenza, ove in seguito nacquero i loro quattro figli. Dorotea rimase vedova pochi anni dopo, nel 1508, e si rifugiò presso il fratello Pandolfo, salvo poi partire per Napoli dove morirà di peste nel 1527. Certo è che molti quesiti riguardanti il suo rapimento, restano ancora oggi insoluti.