Risale al 1885 la straordinaria scoperta della statua bronzea “pugile a riposo“, avvenuta sulle pendici del Quirinale, a Roma. L’aggettivo non è casuale ed è presto motivato. La statua in bronzo dovrebbe appartenere al cosiddetto periodo ellenistico – che va dalla metà del IV secolo a.C. fino all’acclamazione dell’impero romano dopo la battaglia di Azio, nel 31 a.C.
Non è un dettaglio da poco, se pensiamo come di opere simili giunte fino ai giorni nostri ve ne siano poco meno di 200. Ciò si spiega con il fatto che nel passato le statue in bronzo fossero fuse per ricavarne la preziosa lega metallica. Per paura che la stessa sorte toccasse al “pugile a riposo” (conosciuto anche come “pugile delle terme” o “pugile del Quirinale”), i suoi ultimi proprietari lo nascosero con estrema cura e cautela, sotterrandolo con terra setacciata.
L’accuratezza dell’occultazione ha permesso alla statua di mantenere gran parte del suo splendore originario. Solamente questi pochi elementi appena accennati denotano l’unicità della scultura bronzea. Come suggerisce il nome, essa raffigura un pugile in una situazione di riposo, probabilmente a seguito di un incontro. Il soggetto è per noi sconosciuto, come non si sa con esattezza chi abbia realizzato l’opera, alta 128 centimetri.
Si pensa che l’autore dietro il pugile del Quirinale sia Lisippo (o comunque qualcuno a lui vicino). Parliamo di uno degli scultori nonché bronzisti più in voga a suo tempo, considerato l’ultimo grande maestro della scultura greca classica. La statua che oggi possiamo visitare nel Museo Nazionale Romano rientrava probabilmente nella lista delle meraviglie che decoravano le Terme di Costantino, situate proprio sul Quirinale.
I dettagli dell’opera lasciano sbalorditi per minuzia e precisione. Bastino gli esempi della barba e degli intarsi in rame (i quali denotano il sangue sulla coscia o sul braccio del pugile). L’usura di alcune zone, come per esempio i piedi, lasciano intendere come la statua fosse oggetto di venerazione.
La bellezza del pugile a riposo è pressoché indescrivibile. Ragion per cui lasciamo che siano le parole dell’archeologo italiano Rodolfo Lanciani a concludere la nostra narrazione: “Sono stato presente, nella mia lunga carriera nell’attivo campo dell’archeologia, a molte scoperte. Ho sperimentato una sorpresa dopo l’altra. Ho talvolta e per lo più inaspettatamente, incontrato reali capolavori ma non ho mai provato un’impressione straordinaria simile a quella creata dalla vista di questo magnifico esemplare di un atleta semi-barbaro, uscente lentamente dal terreno come se si svegliasse da un lungo sonno dopo i suoi valorosi combattimenti»