Puntando il fucile sulla tempia del pilota, Raffaele Minichiello riuscì a dirottare il volo del Boing 707 TWA, inizialmente diretto a San Francisco, ora forzosamente in direzione New York. Un gesto apparentemente folle, che però cela la reale intenzione dell’ex marine italoamericano: tornare a casa, nel Bel Paese. Lasciarsi alle spalle quell’America dei sogni che tanto aveva promesso e che poco aveva concesso; iniziare una nuova vita da zero, magari nella sua casetta di Melito Irpino, in provincia di Avellino, dove era nato nel 1949. Cosa spinse l’audace Minichiello a quell’atto estremo il 31 ottobre 1969? Tante cose.
Prima un passo indietro. Come anticipato, Raffaele nasce in Campania nel ’49 e passerà la sua prima infanzia nell’avellinese fino all’anno del tremendo terremoto dell’Irpinia. L’evento segnò la già povera famiglia Minichiello, la quale fece le valigie per poi partire verso l’auspicato American Dream. Seattle accoglie Raffaele, il quale inizia il suo nuovo percorso di studi a 14 anni, ma senza troppo impegno. Compiuti i 18 anni di età, si arruola nei marines e parte per il Vietnam. L’episodio, scontato dirlo, lo segna particolarmente. Ritornato negli States, nota che qualcosa non quadra: la paga è meno di quella promessa.
Siccome Ralph (come si faceva chiamare a Seattle) non è affatto un tipo vendicativo decide di recarsi presso un accampamento militare, rubare quante più scorte possibili e mandare a quel paese i superiori che incontra. Viene beccato: spetta la Corte Marziale. Ma Ralph non ci sta, diserta, corrompe un collega e, dopo aver comprato un fucile, sale su quel volo del 31 ottobre 1969. Fortunatamente la mediazione delle hostess di bordo permette ai passeggeri di scendere a Denver prima di avviarsi verso Roma (previo rifornimento a Shannon, in Irlanda). Una volta arrivati al “Leonardo Da Vinci” di Fiumicino, Minichiello prende come ostaggio un poliziotto e con esso alla guida si dirige verso Napoli.
Durante il tragitto Ralph approfitta di una sosta per darsi alla fuga, recandosi nella chiesa del Divino Amore. Il parroco lo riconosce e avvisa la polizia. Il nucleo mobile di Roma arriva e arresta Raffaele Minichiello; non oppone resistenza, dice solamente “N’aggio fatto niente“. La vita seguente di Raffaele Minichiello sarà un saliscendi di emozioni contrastanti. Sconterà un anno e mezzo di carcere, si sposerà e avrà un figlio, assistendo alla morte della moglie Cinzia durante il secondo parto nel 1985.
Ancora una volta, l’episodio lo scuote (e anche tanto: arriva ad organizzare un attentato nell’ospedale di Fiuggi, fortunatamente sventato). Si avvicina al mondo evangelico, attraverso il quale trova la pace interiore. Si sposa una seconda volta e fa pace con il governo statunitense, ottenendo la grazia. Perde di nuovo, ahinoi, la moglie per cancro nel 2002 e si sposta con la famiglia a Milano.
La storia di Raffaele è tanto incredibile quanto difficile da raccontare con distacco. Il suo è un dirottamento da aereo da record: non solo perché è il primo intercontinentale, ma anche per via della sua durata, di ben 11 ore, ovvero il più lungo della storia dell’aviazione civile. Film e libri sono stati scritti traendo ispirazione dal suo gesto vendicativo, nostalgico, ribelle. Perché in fondo siamo un po’ tutti come Ralph…