Considerato il massimo esponente del romanticismo nel suo paese, nonché il fondatore della lingua letteraria russa, il poeta Aleksandr Sergeevič Pushkin è anche noto per il duello che pose fine alla sua vita. Scopriamo assieme come un contenzioso è meglio risolverlo con una stretta di mano e non a colpi di pistole.
Il 4 novembre del 1836 una lettera capita sotto gli occhi del poeta russo, allora residente nella città di San Pietroburgo, sebbene nativo di Mosca. La lettera, scritta in francese, è anonima. Il contenuto è inequivocabile, si tratta di una vera e propria diffamazione rivolta alla moglie di Pushkin. Ad essere puntigliosi, l’anonimo sostiene come la giovane Natalia Pushkin (nata Goncharova) intrattenga una relazione adulterina con il barone francese Georges Dantes.
Aleksandr non ci pensa due volte: bisogna difendere l’onore suo e della sua amata, quale miglior modo per farlo se non con un duello all’ultimo sangue. Ecco amici, questo è il classico esempio da non seguire; ma i tempi sono quelli che sono e nell’800 le dispute si risolvevano in questo modo.
Dantes inizialmente raccolse il guanto di sfida, ma il duello venne rimandato numerose volte, per motivi legati ad intrecci amorosi e interessi delle parti. Quando sembrava che la fiamma della discordia ormai si fosse spenta, ecco che il barone francese decise di gettare la proverbiale benzina sul fuoco.
Per dinamiche che oggi stentiamo a concepire, Dantes sposò la sorella di Natalia, con il benestare di tutti; peccato che l’ufficiale francese continuò a corteggiare la moglie di Pushkin. Questo andò su tutte le furie, alla fine la prospettiva di un vero duello fu inevitabile.
L’8 febbraio del 1837 sulla riva del “fiume nero”, non lontani dalla periferia di San Pietroburgo, Pushkin e Dantes si ritrovarono faccia a faccia. Si scelsero le armi, si contarono i passi…E il primo colpo tuonò a favore di Dantes. Il colpo ferì mortalmente Pushkin e il poeta si spense due giorni dopo nel letto di casa. Non pensiamo sia necessaria una morale finale, vero?