Ci siamo imbattuti per caso nella storia di Carlo Crespi Croce, meglio noto come Padre Crespi, e ve lo diciamo senza peli sulla lingua: ancora non ci capacitiamo del fatto di non aver conosciuto prima questa incredibile personalità, con alle spalle una storia altrettanto sensazionale. Nonostante il suo trascorso sia meritevole, non solo di essere menzionato, ma di essere raccontato per filo e per segno, a farci rimanere di stucco sono le storie sul suo patrimonio artistico, antropologico e scultoreo.
Ma a partir dall’inizio non si fa peccato. Carlo Crespi Croce nasce a Legnano nel 1891 e intraprende il noviziato nel 1907. Studia filosofia, diventa sacerdote salesiano, si laurea in scienze naturali e parte come missionario in Sudamerica. Padre Crespi era una persona intelligente, sveglia, ma soprattutto aveva un cuore immenso. Per sessanta lunghi anni ha servito i più umili di Cuenca, in Ecuador, attirando su di sé l’amore dell’intera comunità.
Amore e gratitudine, per l’appunto, le quali hanno permesso a Padre Crespi di ricevere molti doni. Questi, nel corso degli anni, sono entrati a far parte di una corposa collezione davvero particolare. A rendere omaggio furono anche molti esponenti delle tribù indigene locali, ragion per cui Crespi poté annoverare nella sua collana molti manufatti e reperti archeologici di inestimabile valore culturale e storico.
Su consiglio del Vaticano, Padre Crespi realizzò un museo nella Scuola Salesiana di Cuenca. Solo per farci un’idea, esso divenne il più grande museo dell’Ecuador fino al 1960, poi un violento incendio devastò la struttura, danneggiando o distruggendo alcuni oggetti della collezione. Come se non bastasse, dei furti privarono la raccolta di alcuni pezzi pregiati. Prima di spegnersi nel 1982, il monaco salesiano consegnò parte dei suoi beni preziosi allo Stato ecuadoriano (circa 5.000 oggetti).
Tra di questi ancora oggi si possono riconoscere degli oggetti classificati come OOPArt, ovvero opere dalla datazione incerta o verosimilmente anacronistica. Alcuni di essi si dice siano originari di un’epoca precedente al diluvio universale. Il mistero però è un altro. Ebbene, si pensa che l’Ecuador detenga solo una piccola parte del patrimonio di Padre Crespi. Il resto del “tesoro” è andato in qualche modo perso.
Non a caso sono nate ipotesi complottistiche di ogni tipo, supposizioni dal sapore sovrannaturale, congetture fantascientifiche. Solo per citarne una: molti pensano che il resto della collezione sia finito negli archivi segreti di San Pietro. Noi la verità non la conosciamo, ma ci sembrava giusto rendere onore alla figura di Padre Crespi, per noi una piacevolissima novità. Speriamo valga lo stesso discorso anche per voi.