Per molti versi gli antichi romani furono all’avanguardia, in ambiti diversi. Uno di questi, sicuramente, fu il gioco di luce del maestoso Pantheon. Qui, in un giorno dell’anno non casuale la luce illuminava perfettamente l’ingresso, in modo da creare un effetto scenico particolare. Chi entrava era accompagnato da un fascio luminoso come se si trattasse di una divinità.
Come sopra accennato, il giorno in cui lo spettacolo luminoso avveniva non era casuale. Si tratta del 21 aprile. I più esperti e gli amanti della storia romana sapranno che si tratta della leggendaria data di fondazione dell’Urbe. Quale giorno più importante del compleanno? L’oculus del Pantheon nasceva proprio con la precisione e l’inclinazione tale da creare il giochetto.
La festa, oltre al natale di Roma, era anche quella di San Cesareo, diacono e martire. In età imperiale, ogni anno, l’imperatore entrava trionfalmente dalla porta d’ingresso e la luce lo rendeva mistico, quasi intangibile. L’imperatore era in mezzo al popolo, ma lo era da entità superiore. Ma quando nasce il Pantheon?
Nel 27 a.C., Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, lo fa costruire. Proprio in questa stessa data, convenzionalmente, si fa iniziare l’età imperiale, che durerà fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476 d.C. Ma il Pantheon non sorgeva su un luogo casuale. Proprio su quel suolo infatti, secondo la leggenda, morì Romolo e ascese al cielo. Da quel momento partì una sorta di divinizzazione del primo re di Roma.
Inoltre, la funzione del gioco di luce non si esaurisce nel giorno del natale di Roma. Durante tutto l’anno, chiaramente con inclinazione diversa in base alle stagioni, la luce solare colpisce punti diversi sul pavimento del monumento. Ciò scandisce precisamente lo scorrere delle stagioni, oltre ad impreziosire ancora di più lo splendido luogo di culto romano.
Se le strade portarono i romani ovunque nel mondo e il Colosseo gli diede fama mondiale, anche il Pantheon si ritaglia uno spazio importante fra i monumenti e le eredità di questo straordinario popolo. Per quanto lontani nel tempo, i romani non smettono mai di stupirci, e questa non è che una delle grandi invenzioni dei nostri antenati.