Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati. Abbandonato il lungo secolo ottocentesco, si prospettava per il dominio monegasco un’epoca di fortune mai sperimentate prima. Ma il secolo breve fu per molti aspetti sinonimo di instabilità e rischio per il Principato di Monaco. Morto Carlo III nel 1889, sale al trono il figlio Alberto I. Egli è volenteroso di continuare l’opera costruttiva del padre, peccato che governi durante un periodo non proprio felice. Nel 1911 a seguito di alcune proteste di piazza, promette una costituzione. La parola data rimane tale a causa di quella piccola circostanza che si manifesta violentemente nel 1914 e cessa la propria brutalità distruttrice nel 1918. La guerra che avrebbe dovuto porre fine a tutte le guerre è una sorta di spartiacque per Monaco.
Dilemmi dinastici (l’erede Luigi è celibe) espongono il principato di fronte ad un rischio: l’assunzione della corona da parte di un nobile germanico, Guglielmo di Urach. La Francia non può permettersi un regno teutonico a sud, così stringe un accordo col principe Alberto nell’estate del 1918: Parigi è garante dell’indipendenza monegasca; in cambio i Grimaldi lasciano la gestione degli affari esteri ai francesi, promettendo che, qualora cessasse di esistere la linea dinastica, Monaco diventerebbe territorio legittimo della Repubblica. Prima di lasciarci quattro anni dopo, Alberto promulga la costituzione sospesa per cause belliche. Dal 1922 al 1949 il principe sarà proprio quel Luigi II, che nel frattempo riconoscerà sua figlia Charlotte come erede al trono (non riconosciuta fino ad allora perché nata da una relazione illegittima).
Il regno di Luigi II è contraddistinto da una sorta di “gestione bipolare”. Perché se da una parte gli anni che precedono lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale sono ferventi dal punto di vista economico e culturale (rinnovo dell’amministrazione del casinò di Montecarlo, nascono il club di calcio e il prestigioso Gran Premio, così come viene inaugurata l’Opera), dall’altra parte, il decennio ’39-’49 risulta essere un minimo ambiguo. Essenzialmente Luigi II adotta un comportamento germanofilo, avvicinandosi alle potenze dell’Asse e permettendo tacitamente prima un’occupazione italiana e poi una nazionalsocialista (con annesse deportazioni). Una neutralità sospetta la sua, certamente, ma la storia va avanti e nel 1949 si apparecchia la successione al trono. Il figlio di Charlotte diventa principe con il nome di Ranieri III.
Gli anni ’50 sono particolarmente delicati per il Principato di Monaco. Il magnate greco Aristotele Onassis acquisisce la maggioranza azionaria della Société des Bains de Mer. In parole povere, l’uomo detiene la proprietà dei casinò e le strutture ad essi collegate. È l’uomo con il quale Ranieri deve interfacciarsi per la gestione del potere monegasco, ma i due non vanno particolarmente d’accordo. L’armatore greco spinge per il ritorno alla tassazione, consapevole che il principato non potrà reggersi in eterno sul solo gioco d’azzardo. Ranieri questo lo sa bene, ma è intenzionato a mantenere lo status di paradiso fiscale. Le vie dell’evoluzione economico-finanziaria sono altre e la chiave per sbloccarle si trova ad Hollywood…
Grace Kelly, la splendida musa di Hitchcock, cede all’intenso corteggiamento di Ranieri III. La coppia convoglia a nozze nell’aprile del 1956. Un evento che il mondo intero osserva con interesse e la città-stato diventa una deliziosa vetrina sui cui puntare lo sguardo degli investitori. A proposito di investimenti, con la dote della Kelly (circa due milioni di dollari) e altri fondi, Ranieri acquista il pacchetto azionario di maggioranza, scalzando Onessis nel 1967. Ora il destino del principato è totalmente nelle mani del suo regnante, il quale sponsorizza innumerevoli attività di carattere edilizio. Il centro abitato sulla Costa Azzurra aumenta di dimensione di un buon 40%. Percentuale che si traduce così: maggiore lusso e maggiori investimenti.
L’impatto della principessa Grace non è da sottovalutare, anzi. La sua sola presenza trasforma Monaco, rendendola meta imprescindibile per il turismo altolocato e non solo. Sbagliato pensare come il contributo della sovrana (non più diva del cinema) sia solo passivo, d’immagine quindi. Grace Kelly è a capo di innumerevoli società benefiche e promotrice di eventi mondani di entità internazionale – il Ballo delle Rose, da lei creato, è ancora oggi un momento di incontro per l’élite mondiale. Ed è sempre grazie a Grace di Monaco che in qualche modo Parigi e il principato posero fine ad una controversia tributaria mascherata da dispute sulle trasmissioni televisive. Se oggi Monaco continua ad essere quel che è, ovvero lo stato più ricco al mondo considerando il reddito pro-capite, molto lo deve ad una donna come Grace Kelly, tragicamente scomparsa in un incidente stradale nel 1982, lasciando un’eredità politica che troppo spesso viene sottovalutata.