Dopo quasi 400 anni dalla costruzione e dopo tre secoli dal suo affondamento, una missione subacquea ritrova i resti della HMS Tyger. Si tratta di uno dei numerosi casi di naufragio di imbarcazioni che costellano la storia umana, dalle sue epoche più remote a quelle più vicine a noi. Non può non tornare in mente, parlando del tema, la vicenda del transatlantico Titanic, ma oggi parliamo di tutt’altri tempi.
La costruzione della HMS Tyger terminò nel lontano 1647 e iniziò dopo un relativamente breve lasso di tempo la sua missione. Doveva pattugliare le coste della Florida durante un conflitto fra Inghilterra e Spagna. Fra il 1739 e il 1748 ci fu infatti la cosiddetta Guerra di Jenkins’ Ear, un nome davvero peculiare. Fremete di sapere il perché? Si tratta di una vicenda alquanto buffa.
Il protagonista della vicenda è un semplice capitano di un vascello inglese, che si chiamava appunto Robert Jenkins. Questi, come testimonianza delle vessazioni e delle violenze subite dalle imbarcazioni inglese, compì un atto dimostrativo molto forte. Di ritorno sulla terraferma, si presentò alla camera dei comuni, e per dimostrare quanto sopra detto, espose il suo orecchio mozzato ai parlamentari inglesi.
La prova concreta c’era, la guerra era inevitabile, anzi, bisognava inasprirla. La vicenda che più da vicino ci interessa avvenne il terzo anno di guerra, nel 1742. Il 13 gennaio, la HMS Tyger colpì la barriera corallina dell’arcipelago delle Florida Keys, nel sud-est degli USA. La nave imbarcava acqua copiosamente, si procedeva verso l’affondamento.
L’equipaggio iniziò le manovre di emergenza. Un ultimo, disperato tentativo di evitare il peggio, che non riuscì. Nonostante numerosi cannoni ed altri carichi ingenti della nave finirono in mare per mano dell’equipaggio, l’imbarcazione affondò inesorabilmente. Da allora, fino al 1993, non si seppe più nulla. In quell’anno avvenne il primo ritrovamento vicino a Garden Key, insieme a 5 cannoni trovati a 500 metri di distanza.
L’equipaggio di 280 uomini riparò proprio a Garden Key e, da lì, assemblò imbarcazioni d’emergenza con i resti del relitto originario. Molti tornarono in patria, solcando acque di guerra, acque nemiche. Molti magari non riuscirono. Grazie al reperto trovato possiamo analizzare proprio le vicende di questi uomini e le loro peripezie marittime.