Uno dei pensieri ricorrenti quando si ammirano strutture incredibilmente antiche e ancora intatte è: ma come fa a durare da così tanto tempo? Spesso non si ha la risposta, si viaggia nei meandri dell’immaginazione e altrettanto spesso si sfocia nel mistero. La storia di oggi, quella dell’enigmatica colonna di ferro di Dehli, rientra perfettamente in questi parametri. Vediamola più da vicino.
Il primo arcano inerente il pilastro riguarda la sua posizione. Forgiato in ferro battuto oltre 1.600 anni fa, nel 300 d.C. circa, pare che il pilastro sia stato spostato nel corso della sua lunghissima storia. Arrivò infatti a Dehli circa 1.000 anni fa, durante la dominazione musulmana, si trova infatti vicino alla Moschea Quwwat-ul, costruita intorno ad esso nel 1192.
La struttura però è molto difficile da spostare a causa della sua grandezza e del suo peso. Si tratta di un colosso di 7,3 metri, in ferro battuto, che pesa oltre 6 tonnellate. Inoltre i costruttori utilizzarono una straordinaria tecnica artigiana: la saldatura a forgia. Le sorprese non finiscono però qui.
Il re Chandragupta II, del periodo Gupta, lo fece edificare blocco per blocco, lavorato e reso massiccio volta per volta. I singoli pezzi di ferro furono infatti battuti a caldo singolarmente e successivamente assemblati. Ma per formare cosa? Gli studiosi non hanno una risposta certa. Secondo alcuni costituiva un pennone voluto dal re, secondo altri si trattava di una meridiana.
La lunga incisione presente, in lingua Brahmi, recita le gesta eroica del sovrano, che però era molto devoto alla divinità Vishnu, tra le principali della religione Indù. Dunque non si estrapolano molte risposte circa il protagonista della storia dall’esame dell’incisione, ma senza dubbio anche questa genera stupore per il fatto di essersi conservata così intatta.
Il mistero della collocazione non ha, per ora, risposta. Per la conservazione invece, suggeriscono gli studiosi, di vitale importanza sono le condizione climatiche. La ruggine ha bisogno di umidità, dalla quale Dehli è quasi esente. Inoltre il grande lavoro artigiano e l’ottima qualità delle materie prime fecero il resto. Alla prima domanda ognuno di voi può rispondere come meglio crede. Dunque sbizzarritevi!