La storia di oggi riguarda uno dei tanti misteri che collegano passato e presente, se non futuro. Il dilemma è il seguente: cosa ci fa il rilievo di una bicicletta all’interno di un complesso sculturale risalente a circa 1.000 anni prima dell’invenzione della stessa? La risposta è molto semplice, ma potrebbe deludervi, a vostro rischio leggete la simpatica storiella.
Ci troviamo in Indonesia, in un tempo risalente ai secoli intorno al IX, molto lontani dunque dal 1817. Questa seconda data è infatti il momento in cui il barone tedesco Karl von Drais inventò il mezzo di trasporto a due ruote. All’epoca lo chiamò addirittura Laufmachine, ovvero “macchina da corsa”.
Tornando al tempio indonesiano, non si può dunque trattare di una vera e propria bicicletta, altrimenti il nostro amico barone non avrebbe inventato un bel nulla. Il web ed i più fantasiosi hanno subito parlato infatti di mistero e di verità nascoste. La risposta è però molto più banale. Non c’è nulla di misterioso da nascondere.
Il tempio in questione subì un restauro negli anni ’20 dello scorso secolo. Proprio durante questo lavoro, un abile scultore potrebbe aver creato il connubio perfetto tra antichità e modernità. Notando che una bicicletta stava proprio ben nel bassorilievo, probabilmente decise di aggiungerla.
Qui si può giungere alla seconda domanda: perché proprio questo mezzo di trasporto? Negli anni ’20 le biciclette, in Indonesia così come nel resto del mondo che le conosceva, erano molto in voga, simbolo di modernità e innovazione. Allora, probabilmente influenzato da ciò, lo scultore decise di immortalarne una per sempre nel luogo in questione.
Speriamo di non aver scontentato gli amanti dei misteri storici dunque, perché qui, di misterioso, non c’è proprio nulla. Si tratta di una semplice manifestazione di estro artistico che arricchisce (o rovina, a seconda delle opinioni) un’opera molto più antica. Le biciclette continuano ad avere 200 anni e non 1200.