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Il Mississippi ha restituito resti e manufatti indigeni ai Chickasaw

Dagli Stati Uniti arriva la notizia che il Dipartimento degli archivi e della storia del Mississippi ha finalmente deciso di restiruire 95 resti umani e 1.500 oggetti funerari alla nazione Chickasaw. In questo modo potrà ottemperare a una legge federale che richiede il rimpatrio di resti e oggetti funerari indigeni.

Il Mississippi restituisce ai Chickasaw parte della loro storia

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Crediti foto: @Mississippi Department of Archives and History

La legge in questione è il Native American Graves Protection and Repatriation Act. In pratica obbliga le agenzie federali, i musei e le istituzioni finanziate con fondi federali a restituire resti umani e oggetti culturali ai discendenti diretti, alle tribù dei nativi americani, ai villaggi dei nativi dell’Alaska e alle comunità di nativi hawaiani.

Le linee guida della legge hanno imposto alla MDAH di identificare e creare un elenco di tutti gli oggetti culturali e resti in suo possesso. Poi, dopo un consulto con la Chickasaw Nation, si è deciso come e quando restituirli. La stessa procedura, poi, sarà seguita per le altre tribù.

Secondo Amber Hood, direttrice del Dipartimento di conservazione e rimpatrio dei beni storici della nazione Chickasaw, i resti e gli oggetti funerari saranno riseppelliti nei luoghi di sepoltura originali o, quando non possibile, nelle loro vicinanze.

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Crediti foto: @Mississippi Department of Archives and History

Hood ha spiegato che la loro gente “crede che si sviluppino disturbi spirituali quando i resti sono dissotterrati e messi in mostra. Lentamente, ma inesorabilmente, stiamo facendo tutto il possibile per correggere questo errore e far sì che i nostri familiari continuino il loro viaggio spirituale in pace”.

Nel XIX secolo, gli americani in piena espansione verso ovest, furono fermati in parte dai nativi americani che da tempo immemore risiedevano in quelle terre. Così nel 1830 il Congresso approvò l’Indian Removal Act, costringendo così i Chickasaw a spostarsi dalle loro terre ancestrali. E lì lasciarono anche i loro cari defunti.

Ricercatori e tombaroli per generazioni scavarono queste tombe, per studiarne o venderne il contenuto. Per porre fine a questa pratica, nel 1990 il Congresso approvò il Repatriation Act, in modo da restituire anche resti e reperti alle rispettive tribù. Per anni, però, gli sforzi di rimpatrio sono rimasti bloccati.

Qualcuno sosteneva che tale legge impedisse la ricerca scientifica. Tuttavia Cindy Carter-Davis, capo archeologa presso Archives and History, ha spiegato che non è proprio così. Da più di 200 anni gli archeologi esaminano i reperti del Mississippi. Il che vuol dire che, ormai, c’è ben poco di nuovo che possa essere aggiunto alla documentazione sui resti umani. In pratica ormai non li esaminano neanche più in quanto è ritenuta una pratica non ben accettata.

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Qualcun altro, poi, lamentava la mancanza di fondi per iniziare il rimpatrio. Diversi musei e agenzie federali che hanno evitato di segnalare il loro inventario al governo federale.

Tuttavia, per quanto riguarda il MDAH, grazie ad alcune sovvenzioni del 2018 del National Park Service, ecco che la manovra di rimpatrio è ripartita. Inoltre nel 2023 l’amministrazione Biden ha stabilito nuove linee guida, dando maggiori poteri alle comunità indigene. Inoltre ha colmato anche alcune scappatoie che musei e agenzie federali stavano sfruttando per evitare il rimpatrio.