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Il matrimonio prima e dopo il Concilio di Trento, come cambia il suggello dell’amore nel cristianesimo

Fra tutti i concili ecumenici in seno al Cattolicesimo svoltisi nel corso della storia, quello di Trento è fra i più importanti e famosi. Aperto nel 1545 per volontà di papa Paolo III, durò, con varie interruzioni più o meno lunghe, per 18 anni, fino al 1563. Oltre a rispondere agli attacchi provenienti dal fronte protestante che dilagava in Europa, il concilio normò a fondo la vita liturgica e le pratiche della Chiesa cristiana. Fra le tante cose, anche il matrimonio ne uscì profondamente modificato.

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Prima del suddetto concilio infatti contrarre matrimonio era estremamente semplice. Bastava che i due futuri sposi esprimessero il proprio consenso verbale per legittimare la loro unione, i loro figli e la trasmissione dei loro averi. Una volta che il matrimonio veniva consumato, elemento dato dall’abbandono del tetto paterno e dalla coabitazione, il matrimonio era considerato compiuto a tutti gli effetti.

Poteva capitare che dopo la promessa la donna continuasse ad abitare nella casa dei genitori, comportandosi ancora da fidanzata e promessa sposa. Inoltre, fra i vari preparativi, c’erano lunghi incontri per stabilire le doti e le prerogative necessarie affinché il matrimonio potesse avere luogo.

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A seguito dei molti casi di sponsali che si fermavano allo status di fidanzamento, si aprivano molti casi di ricusazioni o bigamia. Il Concilio di Trento tentò di normare, e col tempo lo fece, proprio questo problema. Si stabilirono così una serie di punti e di norme da seguire rigidamente (come ancora oggi avviene) per considerare effettivamente valido il vincolo matrimoniale.

Prima si doveva controllare che non ci fossero impedimenti di genere alcuno: vincoli di parentela tra i futuri coniugi, precedenti matrimoni contratti e poi interrotti, mancanza di possibilità di scelta da parte della donna (i matrimoni combinati erano molto diffusi). In seguito c’era l’atto pubblico officiato in chiesa da un sacerdote.

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Ciò inseriva fortemente la liturgia e un impegno quasi divino nella relazione interpersonale degli sposi. Era molto più difficile dunque rompere o non rispettare un nodo di siffatta natura. Molto cambiò dunque a partire dalla metà del XVI secolo; il matrimonio, per come lo conosciamo oggi, è frutto di un processo storico di lunghissima durata. Un processo che vede la sua origine nel 19° concilio ecumenico riconosciuto dalla Chiesa di Roma.