Ci eravamo lasciati, con quanti di voi hanno letto l’articolo sulla foto del giorno di Kurt Strumpf, con una rocambolesca fuga dei membri del Black September dopo l’attentato di Monaco. Dicevamo dunque che la fine di quella vicenda, per quanto intricata e strana, meritava un capitolo narrativo a parte, dunque eccoci qua.
Dopo l’irruzione nel villaggio olimpico, partì subito la richiesta di riscatto. Gli otto uomini del commando chiesero (molto poco umilmente): la liberazione di oltre 200 palestinesi detenuti nelle carceri di Israele, la liberazione di Andreas Baader e della giornalista Ulrike Meinhof (esponenti del gruppo terroristico tedesco marxista-leninista della RAF) e un aereo per tornare in Medio Oriente. Chiaramente, nella logica delle trattative, spararono alto per poi trattare a ribasso. Ma le cose non andarono esattamente bene per loro.
Rispose infatti immediatamente Golda Meir premier israeliana del momento: “Questo è un ricatto della peggior specie. Se accettassimo, nessun israeliano sarebbe più al sicuro nel mondo“. Allora si tentò l’irruzione all’interno del villaggio da parte delle forze speciali tedesche (che, come si diceva nel precedente articolo, tanto speciali non furono). La tv nazionale trasmesse in diretta le loro mosse e i terroristi li guardavano tranquillamente dalle loro stanze. Non andò bene, e il perché lo capite già da soli.
E ripartiamo con le trattative allora: ore e ore di tensione e preoccupazione da tutte le parti del mondo, fino alle 22 però. A quell’ora qualcosa si muove, o meglio si smuove: l’accordo arriva, ormai quasi inaspettato. I Black Septemberist ottengono un trasporto per loro e per gli ostaggi alla base aerea di Fuerstenfeldbruck e da qui un volo sicuro per il Cairo. Sul Boeing offerto, gli agenti tedeschi si travestirono da membri dell’equipaggio: inutile specificare che il commando ispezionò l’aereo prima di partire e se ne accorse.
Cominciò allora una lunga sparatoria, giusto per non farsi mancare nulla. Dopo lungo tempo i rinforzi non arrivarono e i palestinesi, per indurre alla resa gli avversari, lanciarono due granate. Una uccise gli occupanti di uno degli elicotteri coinvolti nelle trame della vicenda. Gli ostaggi del secondo veicolo ricevettero un trattamento peggiore a suon di proiettili. Facciamo dunque un primo bilancio della vicenda: 5 fra i Fedayyin “i fedeli” palestinesi, un poliziotto e 9 israeliani morirono in questi travolgenti momenti, ma ciò non pose fine alla questione.
Rimanevano ancora tre Black Septemberist a piede libero, ma finirono presto nelle carceri della Germania Ovest. Poche settimane dopo però, dopo il dirottamento di un volo Lufthansa a Zagabria, li rilasciò in cambio della liberazione di ostaggi ed equipaggio. Una storia che, iniziata come un film giallo, finisce in modo forse ancora più inaspettato. Un’epopea di terrorismo e azioni poliziesche iscritta nella storia contemporanea ma che non impedì il successivo svolgimento dell’Olimpiade.