Fra i tanti motivi per cui l’epoca Vittoriana fu famosa, di sicuro uno dei più macabri è rappresentato dal commercio dei cadaveri. Ma chi voleva tutti questi corpi esanimi? Da dove arrivavano? E chi li vendeva? Scopriamolo insieme, ricordandoci però che, senza questa pratica, l’anatomia e la medicina del XIX e XX secolo non si sarebbero sviluppate come poi è successo.
AAA, cercasi/vendesi cadaveri!
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Di base, durante il XIX secolo, anatomisti, medici e chirurghi erano tutti alla ricerca di cadaveri per far progredire i loro studi. Nel 1752, fra l’altro, nel Regno Unito era stato promulgato il Murder Act. Grazie ad esso le scuole di anatomia avevano il permesso ufficiale di usare i cadaveri dei criminali accusati di omicidio per i loro studi.
Il problema, però, è che non c’erano così tanti killer in giro da soddisfare la richiesta dei medici. Si parlava di massimo una decina di corpi all’anno, non sufficienti dunque. Senza contare, poi, che c’erano anche delle scuole di medicina private che non potevano contare su tale fonte legale.
A peggiorare la situazione ci si mise, poi, il Medical Act del 1858. Questa volta venne stabilito che tutti gli studenti di medicina avrebbero dovuto obbligatoriamente studiare anatomia umana per due anni prima di poter ottenere la licenza per esercitare la professione del medico o del chirurgo. Nel 1885, poi, un nuovo Medical Act impose a tutti i dottori di ottenere sia la qualificazione in medicina che quella in chirurgia.
La domanda di cadaveri cominciò così a salire. E cosa succede quando la domanda eccede l’offerta? Che qualcuno, trovando in sé un forte spirito imprenditoriale, cercò delle strade “alternative” a quelle legali. In pratica alcuni furbetti iniziarono a dedicarsi al furto di cadaveri, dissotterrando di notte le tombe, rubando i cadaveri e rivendendoli. Queste persone divennero note come resurrectionists.
C’è poi chi andò decisamente oltre. William Burke e William Hare arrivarono a uccidere 16 persone a Edimburgo nel 1828, in modo da poterne rivendere i corpi. Così, nel tentativo di porre fine a questo continuo furto di cadaveri, ecco che nel 1832 il governo approvò l’Anatomy Act. In pratica le scuole di medicina non permisero più di usare i cadaveri dei killer, bensì quelli dei corpi non reclamati da istituzioni pubbliche.
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So già che avrete già immaginato che piega prese questa volta questa decisione. A farne le spese furono i poveri. Se morivano e nessuno li reclamava, ecco che il loro corpo poteva essere preso e venduto perché, prima del 1844, nessuna legge proibiva la vendita di corpi alle scuole di medicina. Inoltre questo non avrebbe impedito ai resurrectionists o ai più indigenti di uccidere altre persone per ricavarne soldi.
Effettivamente tale atto modificò solamente la tipologia di corpi che poteva essere acquistata, ma non risolse la carenza. Man mano che la domanda di cadaveri aumentava, poi, il commercio divenne sempre più sofisticato e complesso.
Si crearono delle vere e proprie catene di rifornimento, coinvolgendo tutti, dai commercianti di carpi agli anatomisti. Considerate che, al suo culmine, questa pratica macabra permetteva il “recupero” e la vendita di un cadavere nel giro di 72 ore.
Per quanto riguarda l’acquisizione dei corpi, c’erano vie legali e illegali, fra cui, per l’appunto, il furto di cadaveri. Un elemento chiave di tale commercio fu l’ospedale di St. Bartholomew. Il nosocomio collaborava con coroner, funzionari parrocchiali e altri enti di sostengo in modo da ottenere i corpi. Grandi ceste di vimini erano lasciate dentro ai cancelli dell’ospedale in modo che i trafficanti di cadavere potessero riempirli, usando anche i corpi degli indigenti che trovavano morti al di fuori degli ospedali.
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Vennero stipulati anche accordi particolari. Le scuole degli anatomisti, per esempio, concordarono con i funzionari parrocchiali di fornire cure ospedaliere gratuite ai detenuti in cambio di cadaveri provenienti da strutture di cura. Inoltre anche il costo di un coroner poteva essere recuperato rivendendo cadaveri dopo le inchieste.
Ma la domanda cresceva, cresceva e fu necessario andare sempre più lontano per ottenere dei corpi. Nel 1883 Alexander Macalister, un professore di Anatomia dell’Università di Cambridge, creò un sistema che coinvolgeva anche le ferrovie. In pratica attaccati alle carrozze di coda dei treni, c’erano delle sorte di “carri funebri” che contenevano casse contenenti cadaveri, accuratamente sigillate in modo che non fuoriuscissero cattivi odori. Tre volte a settimana questo treno partiva dalla stazione di Liverpool Street, a Londra, per arrivare a Cambridge e Doncaster. E tale treno fu chiamato “treno dei morti”.
Il commercio dei cadaveri si rivelò essere assai redditizio per alcune persone, ma questo avvenne a scapito delle persone comuni, specie di quelle più povere. Fu necessario per gli studi di medicina e anatomia, ma non si può negare che fosse assai immorale.