Durante il soggiorno in Svizzera nel 1880, lo scrittore statunitense Mark Twain poté imbattersi in un maestoso memoriale scolpito su una parete rocciosa nei pressi di Lucerna, all’interno di una nicchia alta circa 10 metri. Del monumento Twain scrisse nel suo diario di viaggio: “è il pezzo di pietra più triste e commovente del mondo”. Davvero il Leone di Lucerna è così triste e commovente? Se sì, perché?
Scolpito nel 1820-21, il Leone di Lucerna commemora le vittime svizzere cadute durante un preciso momento storico della Rivoluzione Francese. Per comprendere a pieno il significato dell’opera, dobbiamo tornare indietro fino al 1792. Carl Pfyffer von Altishofen, ufficiale delle Guardie Svizzere presso la corte reale francese, non doveva vivere una vita serena e spensierata sul tramontare del XVIII secolo. Von Altishofen difendeva il re in un momento in cui porsi a protezione del sovrano significava contrastare la collera di milioni di parigini non proprio contenti, pronti a tutto pur di prendersi la testa del Borbone.
Con questi intenti, scoppiarono i disordini del 10 agosto 1792 di fronte il Palazzo delle Tuileries, dove risiedeva Luigi XVI e la sua famiglia. Il comandante von Altishofen era in licenza a Lucerna, la sua Lucerna. Le altre 1.000 guardie svizzere di servizio a Parigi non furono così fortunate. Queste vennero spazzate via dalla violenza distruttrice della folla rivoluzionaria. 760 ne morirono, 300 e passa rimasero ferite gravemente. Il sacrificio del corpo elvetico, rinomato per dedizione e lealtà, colpì più di qualcuno in patria.
Ecco perché si decise di realizzare un monumento in memoria di quel sacrificio, ed ecco perché a commissionarlo fu proprio Carl Pfyffer von Altishofen. A capo del progetto si pose l’artista e scultore danese Bertel Thorvaldsen, ma la mano operante fu quella di Lucas Ahorn, originario di Costanza. Ciò che nacque dal sodalizio, possiamo ammirarlo ancora oggi.
Il Leone di Lucerna è un animale morente, in effetti, ad un occhio più attento, si scorge una freccia spezzata conficcata sul fianco. Le zampe del felino sofferente poggiano su uno scudo, sul quale non è difficile notare “le flor de-lis“, simbolo della corona di Francia. Diciamo che in quanto a chiarezza d’intenti, il messaggio giunge forte e lampante. Tra l’altro, simpatico osservare come Thorvaldsen, non avendo mai visto un leone in vita sua, abbia preso spunto dalle sculture leonine presenti a Roma.
Il Leone di Lucerna inizialmente fu costruito all’interno di un terreno privato, ma la città svizzera acquistò l’appezzamento nel 1882, rendendo “nazionale” e aperto al pubblico il memoriale. Beh, sì, Mark Twain non aveva tutti i torti. Una lacrima è scesa.