Il Duomo di Cremona, l’Antico Egitto, San Michele e il giudizio divino sull’operato terrestre. I più attenti e ferrati avranno già unito i puntini e formulato una tesi. Per tutti gli altri (me compreso, che non sapevo nulla sull’argomento prima di fare il consueto lavoro di ricerca) è necessario seguire i prossimi paragrafi per scoprire una storia senz’altro degna di nota. Una vicenda per certi versi inaspettata, che collega ambiti apparentemente distanti tra loro, svelando man mano un lato poco conosciuto, altresì nascosto, della cattedrale cremonese.
Ora, tutto nasce da un affresco celato nel transetto sinistro del Duomo di Cremona, edificio di culto cristiano conosciuto anche come “Cattedrale di Santa Maria Assunta”. Oltre alle ben più note opere come la Grande Croce in argento e oro, il ciclo pittorico dedicato alle “Storie della Vergine”, dipinto sapientemente dal trio Boccaccino, Bembo e Melone, esiste una pittura murale che il visitatore occasionale, il più delle volte, ignora inconsapevolmente. Accanto alla cappella della Madonna del Popolo, quando non è esposta alcuna tela provvisoria, si può scorgere un affresco raffigurante l’Arcangelo Michele intento a pesare le anime che si presentano al suo cospetto.
L’atto di San Michele è quello della Psicostasia, ovvero il momento in cui l’Arcangelo decide se spedire all’inferno oppure no le anime che attendono trepidanti il giudizio divino. L’affresco è curioso per diversi aspetti: essendo del XIV secolo, si tratta di una delle più antiche raffigurazioni a noi pervenute inerenti la Psicostasia. In aggiunta, la pittura si è conservata magistralmente e rivela in modo nitido tutti i dettagli che la contraddistinguono. La pesatura delle anime è una “costante” dell’escatologia cristiana, lo sappiamo. Ma che la sua siano un’origine egizia, in pochi lo possono dire con conclamata contezza.
Sì, perché come in passato accadde a più riprese, il Cristianesimo della prima ora assimilò tante delle pratiche o delle credenze religiose preesistenti altrove. Nell’Antico Egitto la Psicostasia riguardava in primo luogo il viaggio che il faraone avrebbe dovuto compiere nell’oltretomba. Tale viaggio sarebbe stato più o meno impervio a seconda delle azioni compiute in vita.
A deciderlo era Osiride, forte della sua bilancia sacra. Di tale processo ne abbiamo testimonianza grazie a frammenti del famoso (o famigerato, dipende dal punto di vista) Libro dei Morti. Secondo il testo egizio, Osiride, seduta sul trono, avrebbe posto il cuore del faraone su un piatto della bilancia, poggiando sull’altro una piuma. Vien da sé che se il cuore fosse risultato più leggero di una piuma, allora ci si sarebbe pronunciati in nome della purezza e del buon operato.
San Michele Arcangelo svolge, secondo il Cristianesimo, la medesima operazione, con le dovute differenze d’immagine. A rendere ancor più peculiare il tutto è la totale assenza di riferimenti o spunti originali cristiani sulla pesatura delle anime. Detto in parole povere: l’escatologia a noi nota riprende in modo spudorato il culto pagano, adattandolo ad un linguaggio monoteistico più consono. Il transetto sinistro del Duomo di Cremona, in maniera neppure troppo velata, ci dice tutto ciò. Ecco, abbiamo unito i punti.