Quando si parla della storia giapponese e, in particolar modo, delle relazioni che il paese del sol levante intrattiene con il mondo occidentale, si affronta una tematica sicuramente travagliata, sui cui ancora sono in corso innumerevoli studi storiografici e non. Riassumere in poche parole il contatto avvenuto tra gli europei e il Giappone nel XVI secolo è impresa assai ardua, ma noi proveremo a farlo concentrandoci su quella che possiamo definire “rivoluzione europea“.
Il termine è assolutamente convenzionale e si riferisce ad un fenomeno prettamente militare, almeno nel nostro caso; ma prendiamola alla lontana. I primi ad intrattenere delle relazioni commerciali (e solo in seguito diplomatiche) con il Giappone sono i portoghesi. Questi inizialmente rappresentano un elemento di curiosità per gli alti vertici nipponici, ma presto la curiosità si tramuta in avversione.
Il riferimento è rivolto alla fede cristiana, che si diffonde per via dell’operato dei missionari. Questo però è un altro argomento che magari tratteremo in futuro. Ciò che ci interessa affermare è che, oltre alla religione e ai costumi, i giapponesi sono colpiti dalla tecnologia europea. Qui entra in gioco la figura di William Adams.
Amicone di Francis Drake, Adams viene catturato dalle autorità shogunali e accusato di pirateria (e per cos’altro potevano accusarlo…). Lo Shogun Tokugawa Ieyasu propone all’inglese un accordo: la libertà in cambio di informazioni di carattere militare e tecnologico. L’esito è scontato.
Nel giro di un secolo, almeno fino alla prima metà del ‘600, queste informazioni circolano sempre di più, permettendo una vera e propria “rivoluzione europea”. Il cambiamento si denota dando una semplice occhiata alle armature che i samurai indossano durante quell’epoca: esse sono piastrate di ferro per resistere ai colpi da fuoco.
Le armi bianche allo stesso modo cambiano, con i metalli di origine europea che piacciono sempre più per duttilità e solidità. L’introduzione degli archibugi poi è un’altra chicca che non dispiace agli alti comandi militari dello Shogun. Insomma, intorno al 1600, un samurai giapponese in armatura poteva essere tranquillamente scambiato per uno spagnolo o un olandese. La differenza era veramente poca.