E mentre il ghiaccio indietreggia in maniera allarmante – ricordando a chiunque abiti questo pianeta che la questione climatica non è un’invenzione per gli annoiati dell’ultima ora – riaffiorano manufatti antichi, appartenuti a comunità umane vissute in un contesto preistorico di cui purtroppo non sappiamo quanto vorremmo. La scoperta giunge dalla terra dell’acero e delle camice a quadri, il Canada, di certo non nuovo a questo genere di situazioni (a volte il ghiaccio nasconde anche uomini…).
I risultati dell’indagine geologica, tramutatasi in studio e ricerca archeologica, sono visibili tra le pagine della rivista Journal of Field Archaeology. La zona d’interesse è quella della British Columbia, nel suo quadrante nord, tra il Kitsu Plateau e la Goat Mountain. Le suddette alture sono popolari in Canada per escursionisti e scalatori. In questo esatto luogo si staglia un ghiacciaio in progressivo ritiro. Lo scioglimento comporta la liberazione di ampie porzioni di terreno, magari contenenti manufatti preistorici, come accaduto nel caso odierno.
Bastoni da passeggio in legno, piccole stecche intagliate con evidenti segni di smussatura, contenitori in betulla e addirittura uno stivale in cuoio. Il “bottino” degli archeologi è di tutto rispetto, ma non è finita qui. Il loro studio ha condotto anche alla scoperta di nuove tracce minerarie, inerenti attività preistoriche di estrazione dell’ossidiana. La prova? Utensili di vario genere (ad esempio alcune punte di freccia spezzate).
Gran parte degli oggetti è accomunata da una delicatissima caratteristica: sono deperibili. A mantenerli inalterati nel corso dei millenni è stato il ghiaccio. Adesso che quest’ultimo risulta essere sempre più assente, l’esposizione al degrado è una variante da prendere in considerazione e, se possibile, da scongiurare. La datazione per i reperti comunque non è univoca. Gli esperti lavorano su oggetti utilizzati in archi temporali distanti tra loto. Si trovano perciò opere antropiche risalenti a 2.000 anni fa come altri, presenti nel sito HiTq-18, che invece risalgono a quasi 7.000 anni fa.
Ritornando alla nostra cara amica ossidiana: perché è presente in grande quantità nel luogo interessato dalle ricerche? Ebbene, essendo una roccia magmatica effusiva, che si forma quando la lava fuoriuscita si raffredda istantaneamente, risulta quindi allo stesso tempo dura ma fragile e amorfa. Facilmente fratturabile con un oggetto più solido e compatto. Immaginate l’utilità dell’ossidiana per le popolazioni dell’età della pietra, ancora non in grado di mettere in pratica tecniche di affilatura avanzate.
La rarità dello studio pubblicato sul Journal of Field Archaeology sta nell’associazione immediata tra reperti ritrovati e cava montana affine. Un collegamento così rapido e comprovato, per tempi così remoti, è quasi impossibile in ogni parte del mondo. Inoltre il tutto testimonierebbe lo sfruttamento plurimillenario di cave minerarie nell’area, cosa fino ad oggi solamente ipotizzata. Il Canada regala sempre grandi emozioni, ad ogni scoperta archeologica questa nostra convinzione accresce esponenzialmente.