Del Conquistatore già vi abbiamo parlato in occasione della decisiva Battaglia di Hastings, a seguito della quale iniziò la conquista normanna dell’isola britannica. Guglielmo il Bastardo divenne re Guglielmo I d’Inghilterra nel 1066 e lo sarà fino all’anno della sua morte, ovvero il 1087.
Esattamente il 9 settembre del 1087, nella città di Rouen, capitale del Ducato di Normandia, si spense l’indomito sovrano. Egli trascorse gran parte della sua vita combattendo, vivendo situazioni movimentate e incerte. Per una personalità del suo rango, in quegli anni e in quella specifica zona, il caos bellico era l’ordinarietà. Ma l’elemento caotico contraddistinse anche la dipartita del Conquistatore, nonché il post-mortem.
Ad oggi possiamo accreditare la morte del re ad una peritonite, sviluppatasi a seguito di un incidente a cavallo durante una delle sue consuete repressioni volte a stabilizzare la situazione tesa in alcune zone di Francia. A ciò aggiungiamo un particolare non da poco, che contribuì alle atroci sofferenze patite nelle ultime settimane di vita: Guglielmo era gravemente obeso.
Prima dell’ultimo sospiro, cerca di ricucire il legame alterato con la famiglia. Ad esempio lasciò il Ducato Normanno al figlio Roberto, con il quale fino ad un attimo prima stava praticamente combattendo. Ordina la scarcerazione di tutti i prigionieri politici tra cui Oddone, il Vescovo di Bayeux nonché suo fratellastro. Insomma, per dare l’addio al primo sovrano normanno d’Inghilterra, tutta (o quasi) la famiglia decise di lasciar perdere le discordie e riunirsi in un momento di tale sacralità. Ah, il funerale si sarebbe dovuto svolgere a Caen, non proprio dietro l’angolo se contiamo la distanza da Rouen.
Quando il convoglio funebre, dopo giorni di stancante viaggio, arrivò nella città prestabilita, nella chiesa di Santo Stefano scoppiò un incendio. Naturalmente si ritardarono le esequie. Sistemata la questione incendio, se ne presentò un’altra. Il proprietario del terreno ove sorgeva l’edificio sacro ebbe qualche rimostranza: la chiesa doveva pagare degli arretrati e fin quando non l’avesse fatto, lì non si sarebbe celebrato proprio un bel niente! La grana alla fine conobbe risoluzione, ma trascorsero altri giorni.
Il fetore proveniente dal cadavere del re era insopportabile. Allo stesso modo il gonfiore, dovuto al processo di putrefazione, segnò particolarmente la memoria dei presenti, che già ricordavano Guglielmo come un uomo in carne. Gli incaricati si adoperarono per fare entrare il corpo nella bara. Impresa quasi impossibile, se non fosse per il gioco di pressione con cui alla fine si risolse il compito. Già avrete capito. Durante il funerale il corpo del re esplose, sporcando di pus le pareti della chiesa e colpendo i presenti. Tanti svennero, molti scapparono per l’orrore e il puzzo. Quella fu senz’altro una fine indegna per il capostipite della dinastia regnante tutt’oggi in Inghilterra.