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Il falò della vanità: Girolamo Savonarola

Il falò della vanità: Girolamo Savonarola

Il 7 febbraio del 1497 a Firenze il frate domenicano Girolamo Savonarola convinse la popolazione e i suoi seguaci a partecipare al falò della vanità. Dopo la cacciata della famiglia Medici dalla città, durante il martedì grasso centinaia di oggetti presero fuoco. Un atto concepito da un uomo intransigente che aveva come obbiettivo quello di purificare la comunità eliminando oggetti potenzialmente peccaminosi.

Il falò della vanità: Girolamo Savonarola

Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola fu un frate domenicano, un uomo religioso quanto sorprendentemente politico. Avviato da piccolo allo studio delle arti liberali e alla medicina, lasciò presto la strada scelta per lui, per potersi dedicare allo studio della teologia. Abbandonò la sua famiglia, dopo aver ascoltato un commento di un predicare su un passo della Genesi, e si rinchiuse in un convento domenicano a Bologna.

Con ogni probabilità la profonda vocazione del giovane fu condizionata dalla decadenza dei costumi: la violenza degli uomini, la loro superbia, le ruberie e l’idolatria. Novizio nell’aprile del 1475, ricevette l’abito l’anno seguente e in occasione del capitolo della Congregazione domenicana lombarda, nel 1482, assunse il ruolo di lettore presso il convento di San Marco. Questo si trovava presso Firenze, fondato per volontà della famiglia de’ Medici per favorire la riforma rigorista dell’ordine. Fine ultimo dietro tale fondazione era quello di assicurarsi un coacervo di consenso sociale: da quelle mura però prese forma una delle più grandi minacce con il quale furono chiamati a misurarsi.

falò della vanità, rogo

Savonarola avrebbe svolto il suo ruolo di lettore delle Scritture, ma avrebbe anche iniziato a predicare. Allontanatosene per breve periodo, vi fece ritorno nel 1490. Ricominciò con le sue lezioni in San Marco ma molti le intesero come vere predizioni sull’Apocalisse. Il tema diventò centrale nelle orazioni del frate, che credeva necessaria una purificazione della Chiesa. Le critiche pronunciate gli valsero l’appoggio dei poveri. Lorenzo de’ Medici per contrastare il potere del frate, si rivolse all’agostiniano Gennazzano.

Al falò della vanità gli oggetti peccaminosi che avrebbero potuto indurre in tentazione come specchi, strumenti musicali, vestiti riccamente decorati, cosmetici. E ancora dipinti o statue che rappresentavano realtà profane, come i miti classici, codici miniati, i libri al di fuori di quelli sacri. Quello era un atto di penitenza, l’unica via attraverso la quale secondo le convinzioni del frate, la collettività avrebbe raggiunto la purificazione.

falò della vanità, San Marco

Non fu il primo né l’ultimo rogo organizzato. Fu tuttavia un punto di svolta per lo stesso Savonarola. Le tumultuose vicende della Firenze alla fine del XV secolo, del frate rigorista e della famiglia Medici, sono però cosa nota…